giovedì 31 ottobre 2013

Ron Wyman: Migrants' route across the Sahara often starts in Agadez @ BBC World Service. Interview by Julian Marshall


It's not just the Mediterranean that has - in the words of the prime minister of Malta - become a "cemetery" for so many African migrants who have drowned in recent weeks seeking a new life in Europe. The sands of the Sahara are also the last resting place for scores of migrants making their way from west Africa to the shores of north Africa. Nearly ninety people - believed to be migrant workers - were this week discovered in the Sahara desert in the north of Niger. Many migrants travel from countries across the region to the Nigerien city of Agadez where they pay smugglers to ferry them across the Sahara in often rickety trucks. Newshour's Julian Marshall spoke to the independent film maker Ron Wyman, who knows the region well and has made a film in Agadez.

sabato 26 ottobre 2013

Pier Aldo Rovatti: La sfida dei migranti @ Il Piccolo, 18 ottobre 2013



Pier Aldo Rovatti

La sfida dei migranti

"Il Piccolo" 18 ottobre 2013


Leggo che negli ultimi dieci anni, hanno lasciato la vita nel “cimitero mediterraneo” quasi 7000 persone. Le chiamo “persone” anche se tutti sappiamo che si tratta di “non persone”, prive di ogni diritto, senza data di nascita, anche senza nome. Disperati che arrivano dall’Africa, ammassati dentro fatiscenti barconi. Cercano di arrivare e continueranno a farlo. Molti annegano come topi, e i pescatori siciliani scrutano con terrore le loro reti in cui non è detto che ci siano solo pesci. Immigrati clandestini che scappano da situazioni impossibili e che giunti alla meta, quando ce la fanno, disidratati, stravolti da un viaggio infernale, uomini, donne anche incinta, bambini, possono essere subito incriminati, ma a loro poco importa: sono ancora vivi. Dei trafficanti e degli scafisti, autentici delinquenti che profittano della disperazione, si parla poco.

Ciascuno di questi nuovi “dannati della terra” ha naturalmente una storia personale – altro che “non persone”: una identità precisa. Ciascuno ha portato con sé foto, piccoli oggetti, segnali dei propri affetti: a volte galleggiano nelle acque dove loro sono deceduti, spesso imbottigliati nel fondo di un barcone rovesciato. Ciascuno ha pagato agli innominabili trafficanti e scafisti assai più dell’equivalente di un biglietto di aereo, ma nessuno di questi miserevoli migranti verrà mai accolto su un normale volo.

Le politiche dell’immigrazione! Al di là dell’orrore e della vergogna, che cosa si può fare? In fretta, però, perché, se l’ultima tragedia è di ieri, domani ci sarà puntualmente la prossima. Ma queste “politiche” che adesso tutti invochiamo ad alta voce, sono abbastanza complicate: c’è il nodo dell’Europa, ci sono gli Stati nazionali con i loro dispositivi. Non basta cancellare un provvedimento iniquo rivolto a criminalizzare gli immigrati, anche se è sacrosanto farlo. Occorre organizzare in concreto i modi della “protezione” e dell’“asilo”, istituire fondi ingenti, abbattere ipocrisie, prevedere in solido le opportunità di impiego in un quadro non solo nazionale. Se poi, a questa macchina già di per sé complessa, aggiungiamo una volontà politica alquanto debole, per usare un eufemismo, ci rendiamo conto di quanto siano difficili soluzioni immediate.

E inoltre: abbiamo sul tavolo le cifre di un evento epocale previsto e temuto (molti, all’alba del nuovo secolo, avevano valutato che sarebbe stata la questione fondamentale e decisiva del prossimo futuro), ma cosa ne sappiamo davvero? Si è davvero diffusa una cultura dell’ospitalità e della migrazione? C’è da dubitarne perché spesso ci accontentiamo solo delle statistiche e gli stessi migranti restano perlopiù semplici numeri, quantità da spostare prive di esistenza storica, identificazioni senza spessore. Se non cresce una vera cultura della migrazione, l’umanitarismo servirà solo a scaricare le coscienze.

Ospitalità e asilo restano parole vuote se ci limitiamo a un atteggiamento difensivo, a una pàtina superficiale di buona volontà. Esse sono, invece, parole pesanti. Non si lasciano addomesticare neppure sul piano del diritto. Ogni Stato, e l’Italia ne sa qualcosa, si arrabatta a costruire dighe e contenimenti. Le leggi, pur le migliori (e noi di certo non le abbiamo), non riescono a contenere mai quell’enormità incondizionata che ha il nome di ospitalità.

Dobbiamo saperlo, prestando anche orecchio a quegli strani avvertimenti che la filosofia, da Kant in poi, ci ripete. E cioè che l’ospitalità non è mai una concessione bensì uno stile radicale di vita, una cultura che dovrebbe spalancare le nostre case, o almeno renderle meno chiuse. Ospiti del nostro ospite? Sembra un’affermazione assurda, eppure proprio questa dovrebbe essere la vera ospitalità, che non si può dividere in pezzi, che è sempre tutta intera. Se la spezzettiamo diventa falsa, non merita più questo nome.

Altro è dire, come diciamo di solito: non si può pensare e agire diversamente. Tutt’altra cosa è sapere che le nostre pratiche sono sempre condizionate e imperfette e fare di questo un problema di civiltà e di rinnovamento sociale, una spinta ad andare avanti piuttosto che il freno di un approdo.

Il fenomeno dei migranti, che adesso rode le nostre coscienze, non è solo un terremoto sociale ed economico da fronteggiare con buone politiche (fin qui latitanti), è anche, e necessariamente, l’esigenza di trasformare la nostra asfittica idea di civiltà. Questa è la grande sfida che ci lanciano i migranti. Perderla è molto facile. Ma dobbiamo pur sapere che, se la perdiamo, o se neppure vogliamo vederla, le conseguenze potrebbero essere devastanti per tutti.

“Non persone”? Come se sapessimo bene di cosa è fatta una persona, ovvero ciò che ciascuno di noi si vanta di essere. I migranti, con la loro drammatica presenza, possono scombinare proprio questa nostra compiaciuta sicurezza.

venerdì 25 ottobre 2013

Marcelo Hoffman: Foucault and Power @ Bloomsbury Academic 2014



Marcelo Hoffman

Foucault and Power

The Influence of Political Engagement on Theories of Power

Bloomsbury Academic 2014

Media of Foucault and Power
















Michel Foucault is one of the most preeminent theorists of power, yet the relationship between his militant activities and his analysis of power remains unclear. The book explores this relationship to explain the development of Foucault's thinking about power.

Using newly translated and unpublished materials, it examines what led Foucault to take on the question of power in the early 1970s and subsequently refine his thinking, working through different models (war and government) and modalities (sovereign, disciplinary, biopolitical, pastoral and governmental). Looking at Foucault's political trajectory, from his involvement with the prisoner support movement and Solidarity to his controversial engagement with the Iranian revolution, the book shows the militant underpinning of his interest in the question of power and its various shifts and mutations.

This thorough account, which includes the first translation of a report edited by Foucault on prison conditions, will provide students in contemporary political theory with a better understanding of Foucault's thinking about power and of the interplay between political activities and theoretical productions.

Marcelo Hoffman is an Assistant Professor of Political Science at Marian University (Indianapolis), US. His writings have been published in Philosophy & Social CriticismTelosNew Political Science and an edited book, Michel Foucault: Key Concepts.

Table Of Contents

1. Introduction

2. Foucault, the Prisoner Support Movement and Disciplinary Power

3. Beyond the Bellicose Mode of Power?

4. Foucault, Population, and the Iranian Revolution

5. Provocation of the Cynics

6. Conclusion

Appendix: Translation of Investigation in Twenty Prisons

Bibliography

Index

Reviews
“This is the kind of reading and appraisal of Foucault’s thinking on power I have long waited for. It strikes a stark contrast with the overwhelmingly depoliticized engagements which have dominated the Anglo-American reception of his thought. For here, finally, and substantially, we read an author taking Foucault’s militancy seriously, and contextualizing it brilliantly, within the larger problems of his analyses and theories of biopower and population, to produce an account of how Foucault helps us to think beyond the biopolitical subject of liberal modernity. Hoffman has done Foucault a great service in writing this book.” –  Julian Reid, Professor of International Relations, University of Lapland, Finland and author of The Biopolitics of the War on Terror.
“A powerful reinterpretation of Foucault’s work and his political activism. It contains the best account in English of his work with the Group for Information on Prisons, and pairs an analysis of his well-known writings on Iran with his neglected writings and actions in relation to Poland at the time of Solidarity and martial law. The integration of these engagements with his published works and lecture courses sheds new light on many of his concerns.” –  Stuart Elden, Professor of Political Theory and Geography, University of Warwick, UK, and editor of the journal of Society and Space

mercoledì 16 ottobre 2013

STORIA E PSICOANALISI TRA SCIENZA E FINZIONE - Michel de Certeau su Michel Foucault




STORIA E PSICOANALISI
TRA SCIENZA E FINZIONE

Michel
De Certeau 

Bollati Boringhieri 2006




Come seguendo le tracce di rotte mai percorse, frutto di una fantasia lucida e insieme di una disciplina infaticabile e scrupolosa, Michel de Certeau, una delle figure più eccentriche e al tempo stesso autorevoli della storiografia francese contemporanea, disegna i capitoli di Storia e psicoanalisi (1978), muovendosi fra gli arcipelaghi della cultura occidentale degli ultimi quattro secoli con la sicurezza e la libertà inquieta del rabdomante.
Che si tratti di questioni metodologiche e fondative della sua stessa disciplina – dal rapporto ambiguo con la finzione ai meccanismi segreti e alle pratiche che la animano, al fondo oscuro e rimosso che non cessa di vivificarla – o dell’analisi dello statuto della psicoanalisi – dalla sua natura romanzesca al rapporto con la storia, alla vicenda stessa del suo affermarsi nella cultura “ufficiale” fino alla rievocazione lucida e commossa di Lacan – o ancora dell’omaggio plurimo a Michel Foucault e alla sua genialità nomadica e irriverente, figura ispiratrice del cammino stesso dell’autore, de Certeau sembra muoversi sempre con la stessa perizia, attraversando i campi più disparati del sapere senza mai scivolare nell’approssimazione o nel virtuosismo, rimanendo fedele, sulla pagina, alle sue stesse passioni giovanili: l’alpinismo e la scherma.


Michel de Certeau (1925 – 1986) è stato, tra l’altro, direttore di studi all’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi; primo membro della Scuola freudiana fondata da Jacques Lacan; professore di storia all’Università di Paris VII; professore di letteratura francese all’Università della California, San Diego. Tra le sue opere tradotte in italiano ricordiamo: L’operazione storica (1973); L’invenzione del quotidiano (1974); Cultura nel plurale (1974); Politica e mistica (1975); La scrittura della storia (1977); Fabula mistica (1987); Il parlare angelico (1989).

martedì 15 ottobre 2013

La fable mystique (XVIe-XVIIe siècle), tome II - Gallimard, 12.Sep.2013


Nouveauté


La Fable mystique

 (XVIe-XVIIe siècle), tome II
Édition de Luce Giard
Collection Bibliothèque des Histoires, Gallimard
Parution : 12-09-2013

domenica 13 ottobre 2013

Scuola di filosofia di Trieste - a cura di Pier Aldo Rovatti - a partire dal 18 gennaio 2014 @ Direzione del Dipartimento di salute mentale, Trieste


Scuola di filosofia di Trieste
Dal 18 gennaio 2014 iniziano i corsi della Scuola di filosofia di Trieste, che mette a frutto l'esperienza ormai decennale del Laboratorio di filosofia contemporanea diretto da Pier Aldo Rovatti e il lavoro di proposta teorica della rivista "aut aut".

La Scuola ha come obiettivo la produzione di strumenti di pensiero per una coscienza civile e critica e si presenta come un laboratorio di riflessione collettiva rivolto concretamente alle diverse pratiche culturali. I corsi consistono in lezioni frontali e laboratori seminariali, sono aperti a tutti e rivolti agli operatori culturali, al mondo della scuola, della sanità e della salute mentale, nonché agli studenti di filosofia.

Nel primo anno di attività (gennaio-maggio 2014) sono previsti 9 corsi che si terranno il sabato pomeriggio (ore 15-19) e la domenica mattina (ore 9-13), a settimane alterne, ciascuno della durata di 8 ore.

SOGGETTI SMARRITI

Esercizi critici sulla nostra condizione


1. La cultura dimenticata (coordinatore: Pier Aldo Rovatti)
Abbiamo dimenticato un'intera cultura, quella degli anni sessanta e settanta, un complesso di eventi filosofici che rappresenta le radici rimosse della nostra soggettività. Le abbiamo censurate, estirpate in blocco come piante maligne, con lo stigma generico dell'ideologia. Il corso si propone due obiettivi: restituire almeno un poco il linguaggio e i nomi di questi eventi, nomi propri e nomi di concetti. Ma insieme tentare di rispondere al perché di questo oblio generalizzato. Quali guadagni ci prometterebbe il nostro attuale procedere, a occhi chiusi, verso una forma di pensiero semplificato e "unico"?

2. Il valore di sé e degli altri (coordinatore: Massimiliano Nicoli)
Seguendo le analisi di Michel Foucault vengono indagate le relazioni fra i processi storici di soggettivazione e oggettivazione degli individui e le pratiche di misurazione del valore di ciascuno. Di che cosa parliamo quando invochiamo la "meritocrazia" (e la necessità di un sistema oggettivo di valutazione che ne consegue) come elemento dirimente della conflittualità politica e sociale? Una domanda di questo tipo implica un'analisi delle tecnologie di potere e di governo in cui gli individui diventano soggetti e oggetti di una misurazione della propria "interiorità", finalizzata al riconoscimento dei segni della "grazia" o del "potenziale" necessario a produrre prestazioni adeguate rispetto agli standard di valutazione che caratterizzano una certa società.

3. Il fantasma del padre (coordinatore: Raoul Kirchmayr)
Ci si interroga da tempo sul tramonto della figura del padre. L'elaborazione di questo lutto procede di pari passo alla sua fantasmatizzazione. Definire un fantasma, la sua struttura e comprendere quali sono i suoi effetti sul piano immaginario e simbolico, diventa così un compito critico attuale. Seguendo il cammino di un controverso testo di Freud, intitolato Un bambino viene picchiato, viene esaminata la costruzione del fantasma nella psicoanalisi freudiana e lacaniana, per giungere a una sua lettura filosofica con riferimenti a Lyotard, Deleuze e soprattutto alle pagine sull'Amleto di Shakespeare in Spettri di Marx di Derrida.

4. Pasolini e la mutazione antropologica (coordinatore: Massimiliano Roveretto)
Con l'espressione "mutazione antropologica" Pasolini si riferiva al diffondersi, nell'Italia dei primi anni sessanta, di "una cultura interclassista precedentemente inesistente", affermatasi al traino dello sviluppo economico di quegli anni e strettamente solidale con altri processi quali l'imporsi della lingua standard e dei modelli di vita veicolati dalle nuove forme della comunicazione di massa e soprattutto dalla televisione. Il corso si interroga sulla genesi di questa tesi e sulla funzione, costitutiva e problematica al contempo, da essa progressivamente assunta. Inoltre si cerca di riflettere sulle implicazioni della questione in relazione alla figura di intellettuale incarnata da Pasolini e all'esemplarità della sua esperienza di vita e di scrittura.

5. Tecnologie del sé e scrittura (coordinatore: Giovanna Gallio)
Il corso si propone di discutere il ruolo e l'importanza della scrittura nei processi di soggettivazione. Da un lato vengono esaminate le esperienze e le pratiche della "scrittura di sé" in quanto strumento e metodo di governo di se stessi (come scrive Foucault, una padronanza "uguale a quella di un sovrano contro il quale non ci sarebbero più rivolte… una sorta di relazione politica permanente tra sé e sé"). Dall'altro, assumendo come ambito concreto di applicazione le cartelle cliniche, vengono indagate le dimensioni istituzionali della scrittura di sé – taccuini, lettere, quaderni – nelle esperienze limite dei soggetti internati nei manicomi, avviando una riflessione critica sulle dimensioni narrative della pratica medica e psichiatrica.

6. Il soggetto psy (coordinatore: Mario Colucci)
Chi è il soggetto psy? Quello escluso dalla città e disciplinato nelle istituzioni della psichiatria, spogliato di beni e di identità, oppure il soggetto normalizzato nella gestione biopolitica delle differenze e delle anomalie? Il soggetto della psicoanalisi, eccentrico e orfano di padronanza, oppure quello delle neuroscienze, alternativamente performante e deficitario? Quali parole e quali pratiche lo hanno costruito? Le prescrizioni del trattamento morale, della repressione manicomiale e del controllo sociale oppure la lotta per la fine dell'internamento e il dissequestro dei corpi? La liberazione dell'inconscio o le promesse della farmacologia e delle tecniche comportamentali?

7. Mettere all'opera la letteratura: J.M. Coetzee (coordinatore: Sergia Adamo)
In che modo il pensiero può mettersi all'opera attraverso la letteratura? Che cosa significa confrontarsi, nel presente, con un discorso istituzionalmente deputato alla narrazione? Che margini si aprono? Quali limiti ci costringono? Per riflettere su domande come queste il corso prova ad attraversare l'opera di J.M. Coetzee, uno tra i più significativi scrittori contemporanei. Lo scopo è quello di mettere a fuoco una serie di questioni, forse dimenticate o mai abbastanza indagate, quali l'etica della scrittura e della lettura, il rapporto tra storia e narrazione, il ruolo della figura intellettuale nella contemporaneità, il realismo come problema, la possibilità di un pensiero polifonico e intertestuale.

8. Il pensiero cinematografico di Deleuze (coordinatore: Damiano Cantone)
Sono trascorsi trent'anni dalla pubblicazione dei due libri sul cinema di Gilles Deleuze. Essi contengono un'ipotesi sul soggetto in filosofia così eclatante da essere passata sostanzialmente sotto silenzio, o perlomeno da non aver avuto un seguito vero e proprio. In un universo di immagini in movimento – afferma Deleuze sulla scorta di Bergson – non abbiamo più bisogno del soggetto. Piuttosto dovremmo parlare di processi di soggettivazione, identità mobili e in continua trasformazione che è impossibile catturare in un concetto.

9. Le pratiche filosofiche (a cura dell'Osservatorio sulle pratiche filosofiche)
Il primo modulo, a cura di Pierpaolo Casarin e Silvia Bevilacqua, mette in questione il variegato, talvolta contraddittorio, orizzonte delle pratiche filosofiche. Vengono analizzate la portata del fenomeno e le sue differenti declinazioni, cercando di individuare alcune linee critiche di percorribilità: dimensione politica e filosofica, il tema del potere, la relazione tra infanzia e filosofia, il ruolo del docente facilitatore. Il secondo modulo, a cura di Alessandro Di Grazia e Annalisa Decarli, propone un'esercitazione di cittadinanza critica nella forma di un laboratorio sui modi e le dinamiche dello stare assieme nei luoghi istituzionali e di lavoro, cercando di far emergere il disagio e le potenzialità che caratterizzano oggi tali esperienze.

Le lezioni e i seminari si terranno presso la Direzione del Dipartimento di salute mentale, via Weiss 5, Parco di San Giovanni, Trieste.
La quota di iscrizione è di 150 euro (50 per gli studenti).
Ai corsisti verranno forniti materiali didattici e riconosciuto un attestato finale di frequenza (a chi sarà presente al 70% delle ore complessive).
Le domande di partecipazione dovranno pervenire entro il 30 novembre 2013 e saranno accolte fino all'esaurimento dei posti disponibili.
Qui potete scaricare la scheda di iscrizione alla scuola.
Per ulteriori informazioni: scuola@filolab.it

Truth and Eros: Foucault, Lacan and the question of ethics. (Rouledge Library Editions: Michel Foucault) [Paperback] - 09.Sep.2013



In this reissused work, first published in 1991, John Rajchman isolates the question of ethics in the work of Foucault and Lacan and explores its ramifications and implications for the present day. He demonstrates that the question of ethics was at once the most difficult and the most intimate question for these two authors, offering a complex point of intersection between them. As such, he argues that it belongs to the great tradition that is concerned with the passion or eros of philosophy and of its "will to truth".
Truth and Eros suggests a way of reading Foucault and Lacan as philosophers who re-eroticised the activity of thought in our time, opening new and different spaces for thought and action - new types of subjectivity. 

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MIchel Foucault - DISCIPLINE & PUNISH The Birth of the Prison - Tantor Audio Audiobooks - 23.Sep.2013 - Narrated by Simon Prebble


Running Time: 13 hrs 8 min
Narrated: Simon Prebble

In this brilliant work, the most influential philosopher since Sartre suggests that such vaunted reforms as the abolition of torture and the emergence of the modern penitentiary have merely shifted the focus of punishment from the prisoner's body to his soul. 

Two hundred and fifty years ago, a man condemned of attempting to assassinate the King of France was drawn and quartered in a grisly spectacle that suggested an unmediated duel between the violence of the criminal and the violence of the state. This groundbreaking book by Michel Foucault, the most influential philosopher since Sartre, compels us to reevaluate our assumptions about all the ensuing reforms in the penal institutions of the West. For as Foucault examines innovations that range from the abolition of torture to the institution of forced labor and the appearance of the modern penitentiary, he suggests that punishment has shifted its focus from the prisoner's body to his soul—and that our very concern with rehabilitation encourages and refines criminal activity.

Lucidly reasoned and deftly marshaling a vast body of research, Discipline and Punish is a genuinely revolutionary book, whose implications extend beyond the prison to the minute power relations of our society.
 


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martedì 8 ottobre 2013

Michel Foucault, Il bel rischio - Cronopio, Ita, 2013




“Scoprire” un Foucault inedito, la faccia segreta, notturna del suo lavoro: “… se mi sono prestato con piacere a questo genere d'interviste, è stato proprio per liberarmi del mio linguaggio abituale, per cercare di scioglierne i fili e presentarlo così come non si presenta di solito” quasi un ‘rovescio del ricamo'”. Questo scambio di domande\risposte è quasi un ‘gioco sottile' che indaga lo stesso genere dell'intervista: “è il bel rischio, il rischio divertente di queste interviste…”, che cerca di sollecitare la trama segreta del rapporto di Foucault con la scrittura, rivelando ciò che la scrittura è stata nel corso della sua vita. In poco più di 80 pagine si ricostruisce una vera e propria
modalità di esperienza del linguaggio – “In fin dei conti l'unica patria reale, l'unico suolo sul quale possiamo camminare, l'unica casa in cui possiamo fermarci e trovare riparo è appunto il linguaggio”.
“Scrivere, in fondo, è tentare di far defluire, attraverso i canali misteriosi della penna e della scrittura, tutta la sostanza, non soltanto dell'esistenza ma anche del corpo, in  quelle tracce minuscole che si depongono sulla carta. Non essere altro, in fatto di vita, che quegli scarabocchi, morti e ciarlieri a un tempo, che si depongono sulla carta: è questo che si sogna quando si scrive. Ma a questa riduzione della vita brulicante nel brulichio immobile delle lettere non si arriva mai”.
“Non sono quindi uno scrittore. Mi metto decisamente fra gli ‘scriventi', quelli la cui scrittura è transitiva. Voglio dire quelli la cui scrittura è destinata a indicare, mostrare, manifestare fuori di se stessa qualcosa che, senza di essa, sarebbe rimasto, se non nascosto, almeno invisibile. è forse là che per me esiste nonostante tutto, un incanto della scrittura”. 
Michel Foucault

Paolo B. Vernaglione @ Alfabeta2: recensione di Michel Foucault "Il bel rischio"


Paolo B. Vernaglione @ Alfabeta2 website
Scrivere è Il bel rischio perché è pericoloso. Essere nel linguaggio per l’animale umano comporta avere a che fare con il lato oscuro, il rovescio di sé, di cui oggi invero la superficie della prassi raramente rende conto. Nell’immensa opera di Foucault, scrivere significa confrontarsi con un’esteriorità, cioè riconoscere il mondo e l’insieme delle relazioni individuali, come effetto di un’azione comunque rischiosa in cui trovano corpo relazioni molteplici e intricate.
Nel 1968 il critico letterario della rivista “L’Art” Claude Bonnefoy, propone a Foucault una serie di interviste sul senso della scrittura come impresa personale. Leggere adesso quest’unica conversazione, interrotta e redatta da Philippe Artières, curatore dell’edizione francese del saggio, procura un piacere non dissimile da quello intenso e sfrangiato che si prova nello studiare Storia della follìaLe parole e le coseIl coraggio della verità. Con un supplemento, che emerge al vivo dalla puntuale traduzione di Antonella Moscati. Foucault infatti, incitato dalle domande di Bonnefoy, parla dello scrivere come “rovescio del ricamo”, cioè di quel modo in cui corpo e linguaggio tentano di aderire l’un l’altro nella radicale differenza che li separa.
Per Foucault non si tratta infatti di spiegare, denotare, indicare alcunché nel registro del saggio, della conferenza, della lezione universitaria; bensì di riflettere su quell’attività quotidiana che presiede l’insieme dei registri discorsivi, di quel carattere impersonale del linguaggio in cui si costituisce biologicamente e storicamente la soggettività. Quanto qui l’uso della facoltà di linguaggio sia in rapporto alla verità, in cui si consumano e si producono le scienze mediche, fisiche e sociali, emerge nel tema della morte che ogni scrivere organizza e mette in forma: la morte degli altri, nel caso di un’archeologia dei discorsi e delle pratiche, in cui ciò che è scritto è del passato, di gente morta. La propria morte che, a partire da quella di chi è trapassato, si organizza come morte individuale, nell’esibire la finitudine quale limite in cui è inscritta la natura umana.
Per Foucault non si tratta né di resuscitare storicisticamente il passato, né di ricostruirlo in una comunicazione, ma, in un’indagine genealogica, giocare la distanza tra quel passato e il nostro presente. Si tratta, con postura simile a quella di Walter Benjamin, di misurarlo e connetterlo alla serie di origini non originarie che contrassegnano i saperi, la loro storia, i loro rapporti con i poteri. L’immagine di questa attività così individuale e così lontana dall’espressione di una qualche identità personale, disloca un orizzonte di necessità. In questa conversazione Foucault distingue due luoghi dello scrivere, dello scrittore (più o meno professionista) e dello “scrivente” che è colui che incontrando un tema, un campo di indagine, un archivio, una filosofia, ne cerca la fonte, ne indaga l’ambito, ne manifesta i limiti, in modalità critica, ovvero affatto monumentale o celebrativa o apologetica.
Scrivere dunque è fare diagnosi, rendersi un anatomopatologo (di uomini infami, di norme ordinative, di modi di governo degli uomini), in quell’atto colmo di distanza dal mondo in cui si iscrive qualcosa nel corpo degli altri. Scrivere, dice Foucault a proposito dei suoi autori preferiti, Roussell, Artaud, Kafka, è il tentativo di far defluire nelle sillabe deposte sul foglio l’intera sostanza del corpo; “non essere altro che quegli scarabocchi, morti e ciarlieri a un tempo. Ma a questa riduzione della vita non si arriva mai…”.
Il bel rischio è da leggere insieme alla conferenza Che cos’è un autore? (1969), in italiano nella raccolta di Scritti letterari in risposta alle critiche sollevate L’archeologia del sapere. In quel testo Foucault testimonia la trasformazione del soggetto-autore, designato nell’età classica e fino alla metà del XVIII secolo, in una funzione-autore, in cui si raccoglie un regime di appropriazione (proprietà letteraria, diritti d’autore), un’imputazione nominale (“Rousseau ha affermato”, “Nietzsche ha detto…”), un’identità progettuale (omogeneità di stile, di discorsi, di tematiche), secondo l’eredità delle norme di inclusione/esclusione tramandate alla critica letteraria dalla tradizione interpretativa cristiana.
Ma per quanto sedimentato nell’odierna leggera inconsapevolezza del “piacere di scrivere”, il bel pericolo rimane un’urgenza, una necessità improcrastinabile in cui, aggiungiamo, allo stesso tempo tremano e si consolidano i profili definiti dello scrivente e dello scrittore. In quella zona di neutralizzazione che delimita il carattere specifico e arbitrario della prassi umana, si colloca l’anonimato, effetto di ogni scrittura. Forse oggi più di ieri esso vale quale criterio per distinguere ciò che è letteratura da ciò che, in maniera sempre più intensa e nauseante, è produzione narcisistica e mediatica di sé.
La grande editoria, che presiede al divenire merce del linguaggio, allestisce allo stesso tempo un teatro del consumo narrativo, mentre la critica letteraria ne produce l’ontologia, da cui sarebbe ora di prendere le distanze per costruire una resistenza facendo fronte comune di donne e uomini di buona volontà. L’esemplare lezione di Foucault infatti è che scrivere è proscrivere la nozione culturale di autore, mostrare che i tanti piccoli “io” che consumano carta, bit, e pagine culturali sono funzioni mercantili in cui la facoltà di linguaggio diviene forza di sfruttamento. Perché già da sempre e proprio ora, in essa tutti si è inscritti.
Michel Foucault
Il bel rischio
Cronopio (2013), pp. 86
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lunedì 7 ottobre 2013

Michel Foucault - Les Grecs disaient que les paroles avaient des ailes





Manuella Editions 2013

Présenté sous forme de leporello de huit volets, cet hommage à Michel Foucault est édité à l'initiative du Centre Michel Foucault.
Il est composé d'un texte extrait de l'émission "Le corps et ses doubles" du 28 janvier 1963, de la série radiophonique "L'usage de la parole" produite par Michel Foucault et réalisée avec Jean Doat, et de dix photographies prises par Michèle Bancilhon au cours d'une conférence de Michel Foucault au Collège de France.
Un texte qui, en interrogeant la question du langage du corps et du double, entre en résonnance avec les jeux d'ombre et de lumière des photographies de Michèle Bancilhon qui saisissent Michel Foucualt dans sa singulère présence :
"C'est l'horreur de n'avoir ni ombre ni reflet, d'être réduit à une existence absolument blanche, mate, devenue poreuse et comme vidée de sa substance. C'est l'épouvante d'être allégé de mon poids d'ombre intérieure, de cette douce fourrure trouble qui me double au-dedans et au-dehors de moi-même."

domenica 6 ottobre 2013

Sophie Fuggle - Foucault / Paul. Subjects of Power - Palgrave MacMillan, Uk, March 2013

What is power? Where does it come from and who is in possession of it? How should we think about power and authority in a post-secular society in which traditional boundaries between individual and collective faith and secular governments and institutions are becoming increasingly blurred? The way which we conceive of power in the twenty-first century will effectively determine how we approach issues such as market reform and environmental disaster. Placing the twentieth-century French philosopher Michel Foucault into critical conjunction with the apostle Paul, Foucault/Paul re-evaluates the way in which power operates within society and underpins our ethical and political actions.

Introduction
1. Excavations
2. Between Life and Death
3. Power
4. Ethical Subjects
Conclusion


Sophie Fuggle is a lecturer in the Centre for Cultural Studies at Goldsmiths, University of London, UK.

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"Perhaps it will be a focus on power, in the end, which will burn through clichéd distinctions between the secular and the religious, even as it also opens new modes of enacting political solidarity. Sophie Fuggle leads the way to a new critical theory in keeping with a new politics, and she does so by rewiring the figure of Paul for a brilliant comparative reflection on Foucault's technologies of the self. Short-circuiting our usual assumptions about the difference between the ancient and contemporary figures in question, neither Paul nor Foucault nor their interpreters will be able to remain the same." - 
Ward Blanton, Reader in Biblical Cultures and European Thought, Department of Religious Studies, School of European Culture and Languages, University of Kent, UK

Extract from the Introduction: 



Foucault on Politics, Security and War - Edited by Michael Dillon and Andrew W. Neal - Palgrave MacMillan, Uk, Jan. 2011 (Paperback)


This diverse collection of essays is the first to specifically engage Michel Foucault on questions of politics, security and war. It is also the first to take up the provocations found in Michel Foucault's recently published Collège de France lectures, particularly Society Must Be DefendedSecurity, Territory, Population and The Birth of Biopolitics. The contributors reassess the way Foucault worked experimentally and in collaboration and dialogue with others. In so doing, the essays pursue lines of enquiry that Foucault briefly extolled but did not exhaust, and take him in directions that he could not have foreseen, including the War on Terror, risk, biosecurity and biopolitics, AIDS, racial and ethnic conflict, and the critique of law. Foucault on Politics, Security and War is an essential contribution to Foucault scholarship and also poses wider challenges to political theory, international relations, security studies and legal theory.

Introduction; M.Dillon & A.W.Neal
PART I: SITUATING FOUCAULT
Strategies for Waging Peace: Foucault as Collaborateur; S.Elden

PART II: POLITICS, SOVEREIGNTY, VIOLENCE
Goodbye War on Terror? Foucault and Butler on Discourses of Law, War and Exceptionalism; A.W.Neal
Life Struggles: War, Discipline, and Biopolitics in the Thought of Michel Foucault; J.Reid
Security: A Field Left Fallow; D.Bigo
Revisiting Franco's Death: Life and Death and Bio-Political Governmentality; P.Palladino
PART III: BIOS, NOMOS, RACE
Law Versus History: Foucault's Genealogy of Modern Sovereignty; M.Valverde
The Politics of Death: Race War, Bio-Power and AIDS in the Post-Apartheid; D.Fassin
Security, Race, and War; M.Dillon


MICHAEL DILLON International Fellow of the London Graduate School and Emeritus Professor of Politics at Lancaster University, UK. He publishes widely on continental philosophy and political and cultural theory especially in relation to politics, security and war. Among his books are Politics of Security: Towards a Political Philosophy of Continental Thought (1996) andThe Liberal Way of War: Killing to Make Life Live, (2009). He has two new books forthcoming: Deconstructing International Politics (2011), and Biopolitics of Security in the 21st Century: A Political Analytic of Finitude (2011). Michael Dillon is co-editor of The Journal of Cultural Research, the Journal of The London Graduate School.
 
ANDREW W. NEAL Lecturer in International Relations at the University of Edinburgh, UK. He is the author of Exceptionalism and the Politics of Counter-Terrorism: Liberty, Security and the War on Terror and numerous scholarly articles. His work explores critical theoretical approaches to the politics of security.


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sabato 5 ottobre 2013

Masse, Potere e Postdemocrazia nel XXI secolo. Interviste a Jussi Parikka, Saul Newman, Tony D. Sampson e Simon Choat @ Obsolete Capitalism blog


Segnaliamo l'uscita di quattro interviste sul sito Obsolete Capitalism sul tema "Masse, potere e postdemocrazia nel XXI secolo". Gli intervistati sono quattro esponenti di punta del pensiero critico europeo: Jussi Parikka, Saul Newman, Tony D. Sampson e Simon Choat. 
Il nucleo centrale dell’intervista ruota intorno a concetti “eterni” della filosofia politica quali Masse, Potere Democrazia. Il termine Democrazia qui utilizzato va inteso nella sua dinamica attuale che lascia presagire un suo superamento - l'aurora di uno spazio politico in un qualche modo post-democratico. I tre termini - masse, potere e post-democrazia - sono poi contestualizzati all'interno dell’attuale sfera informazionale dominata dai new media e in particolare dai social media 
Infine, il casus belli di questa intervista è stato il successo elettorale delle forze populiste nelle elezioni svoltesi in Italia nel febbraio 2013. In particolare, ci è sembrato extra-ordinario il successo della formazione Movimento 5 Stelle, una nuova forza elettorale che si potrebbe definire “digital-populista”; tale successo è destinato a proporre nuovi problemi - e a riproporne di ancestrali e mai esauriti.


Potete leggere le interviste (in inglese) a questi indirizzi:

Jussi Parikka
Saul Newman
Tony D. Sampson
Simon Choat

Jussi Parikka, finlandese, è Reader in Media & Design at University of Southampton (UK) ed è un noto teorico dei New Media a livello internazionale. E' Adjunct Professor di Digital Culture Theory all'University of Turku in Finlandia. Tra le sue recenti pubblicazioni, da segnalare:  What is Media Archaeology? (Polity: Cambridge, 2012);  Insect Media: An Archaeology of Animals and Technology (University of Minnesota Press: Minneapolis, 2010) Posthumanities-series; Digital Contagions. A Media Archaeology of Computer Viruses (Peter Lang: New York, 2007); e, con Erkki Huhtamo, Media Archæology: Approaches, Applications, and Implications (University of California Press, Los Angeles, 2011). Ha un blog personale, Machinology: http://jussiparikka.net.

Saul Newmanaustraliano, vive e lavora a Londra. E' Professor di Political Theory al Goldsmiths College, University of London (UK). E' un teorico della politica specializzato nel pensiero definito "post-anarchico"Newman stesso ha coniato il termine"post-anarchism" come termine generale che sta ad indicare quelle filosofie che filtrano il pensiero anarchico del XIX secolo attraverso le lenti del post-strutturalismo continentale del XX secolo. A questo proposito, il testo base del pensiero post-anarchico è il suo libro del 2001 intitolato From Bakunin to LacanTra i libri pubblicati, citiamoFrom Bakunin to Lacan. Anti-Authoritarianism and the Dislocation of Power (Lanham MD: Lexington Books 2001); Power and Politics in Poststructuralist Thought: New Theories of the Political. (London: Routledge 2005); Unstable Universalities: Postmodernity and Radical Politics. (Manchester: Manchester University Press 2007); Politics Most Unusual: Violence, Sovereignty and Democracy in the 'War on Terror'. - Co-autore con Michael Levine and Damian Cox- (New York: Palgrave Macmillan 2009); The Politics of Post Anarchism. (Edinburgh: University of Edinburgh Press: 2010 ); editor di Max Stirner (Houndmills, Basingstoke, Hampshire, UK; New York: Palgrave Macmillan 2011). Ultimo libro pubblicato, nel 2013, per la Edinburgh University Press: Agamben and the Politics of Human Rights (di cui è co-autore con John Lechte)

Tony D. Sampson, inglese, è Reader di Digital Culture and Communication della School of Arts and Digital Industries alla University of East London (UEL, UK).  Ama lavorare ad eventi artistici sperimentali che coinvolgono musica, video e filosofia. La sua ricerca analizza il "lato oscuro" che si sta realizzando tra sociologia, marketing, cultura digitale e neuroscienze, in particolare la deriva infettiva e virale che si dipana nelle microrelazioni di massa soggette ai New Media. E' co-editore (con Jussi Parikka) del libro Spam Book: On Viruses, Porn, and Other Anomalies From the Dark Side of Digital Culture (Cresskill, NJ: Hampton Press, 2009). Il suo ultimo libro che incrocia la microsociologia di Gabriel Tarde con la filosofia dell'evento di Gilles Deleuze s'intitola Virality: Contagion Theory in the Age of Networks (University of Minnesota Press, Minneapolis) ed è stato pubblicato nel giugno del 2012. Ha un blog personale,Virality: http://viralcontagion.wordpress.com

Simon Choatingleseè Senior Lecturer in Politics and International Relations alla Kingston University, London (Uk) ed è l'autore del libro Marx Through Post-Structuralism: Lyotard, Derrida, Foucault, Deleuze (Continuum, Uk, 2010). L'area di ricerca che sta sviluppando include i Grundrisse di Marx, le filosofie neo-materialiste, le politiche demografiche e il fenomeno della disoccupazione, il marxismo di Alfred Sohn-Rethel. E' membro del Political Studies Association Marxism Specialist Group (PSA-MSG). E' in fase di stampa l'ultimo saggio 'From Marxism to poststructuralism' compreso nella raccolta di saggi curata da Dillet, Mackenzie e Porter (eds.) The Edinburgh companion to poststructuralism. (Edinburgh University Press, Uk, 2013). Attualmente sta scrivendo la Reader's Guide to Marx's Grundrisse per Bloomsbury Publishing di Londra.