mercoledì 6 dicembre 2017
Andrea Fumagalli [at] Effimera e Il Manifesto :: In memoria di Lapo Berti (1940 - 2017)
E' con un dolore enorme che postiamo questo bel ricordo di Lapo Berti, amico, complice e compagno di Variazioni Foucaultiane, Obsolete Capitalism e Rizosfera. Scomparso il 2 dicembre scorso, a Roma.
Lapo Berti fa parte dei tanti militanti che hanno dedicato la propria vita alla ricerca della verità (nel senso di “parresia”) – una compagine oramai rara ai giorni nostri, così presi della performatività dell’apparire. Ha partecipato ai principali avvenimenti della rottura culturale degli anni Sessanta fino gli anni Novanta. Nato nel 1940, a Milano, è vissuto a Firenze, poi di nuovo a Milano e infine a Roma. A Firenze, insieme a Claudio Greppi, si era legato al circolo “Giovanni Francovich”. Visse appieno l’intera esperienza, fondamentale per l’operaismo italiano, della rivista “Classe operaia”. Pur legato più a Mario Tronti che a Toni Negri, non ebbe il minimo dubbio nel momento della scelta (per la verità dubbi ne aveva molti, per carattere: ma sapeva scegliere). Partecipò all’intero ciclo di “Potere operaio”, dalla costruzione (quella veneto-emiliana, per intenderci) fino alla conclusione (convegno di Rosolina). Lapo ha insegnato all’università senza neppure essere laureato. Ha un antenato illustre, Claudio Napoleoni. Gli riuscivano cose apparentemente impossibili. Nella struttura di Potere Operaio ebbe anche un ruolo dirigente, non di semplice adesione ideologica. Con Ferruccio Gambino divideva la responsabilità del settore internazionale; in Germania l’operaismo è penetrato nell’elaborazione del pensiero antagonista anche grazie al suo intervento appassionato. Dopo la parabola di Potere Operaio, è stato uno degli animatori della rivista Primo Maggio, partecipando al gruppo di studio sulla Moneta, con Christian Marazzi, Roberto Convenevole, Franco Gori e Sergio Bologna e più avanti Riccardo Bellofiore. Ha prodotto teoria sull’idea che la creazione di moneta – come moneta credito – fosse in ultima analisi, nonostante il monopolio di emissione della Banca Centrale, un fattore endogeno alla dinamica dell’economia capitalistica. Ha partecipato al seminario sulla Moneta animato nei tardi anni Settanta da Augusto Graziani con Marcello Messori, Roberto Convenevole, Riccardo Farina, Lilia Constabile, contribuendo allo sviluppo della Teoria del circuito monetario (insieme a quella della règulation francese, le uniche capaci di concepire una teoria economica in grado di essere un antidoto all’egemonia monetarista dell’epoca). È stato uno studioso dei classici, in primo luogo Marx, e poi Schumpeter. Del primo ha divulgato l’idea che la moneta non è altro che un rapporto sociale, ovvero strumento del dominio del capitale sul lavoro. Del secondo ci ha tramandato (oltre alla traduzione di Teoria dello sviluppo economico – Sansoni Editore, 1971, nuova ed. 2013, a cura di Rizzoli), la seminale, ma parziale, traduzione dell’opera schumpeteriana più misconosciuta – Das Wesen des Geldes (L’essenza del denaro), importante per comprendere il ruolo di discriminazione che è insito nel potere del denaro. Concetti che oggi, nell’era del capitalismo cognitivo finanziarizzato, sono più che mai attuali. Ha inoltre curato l’edizione di Teoria della moneta e dei mezzi di circolazione di Ludwig von Mises, de L’equilibrio monetario di Gunnar Myrdal e ha tradotto la Teoria economica del credito di L. Albert Hahn, tutti testi che contribuirono non poco negli anni Ottanta alla discussione sulle teorie monetarie eterodosse. Negli anni Novanta si è interessato alle trasformazioni del processo di valorizzazione nella fase del capitalismo post-fordista. È stato membro della redazione di Altreragioni, primo ambito di rivitalizzazione del pensiero economico operaista di fronte alle nuove forme di organizzazione del lavoro e della globalizzazione, un passaggio cruciale per cogliere lo sviluppo dell’Italian thought di oggi. Non a caso è in quell’ambito che vengono sviluppate le prime analisi critiche da parte del pensiero dell’Autonomist marxism sul processo di costruzione dell’Unione Monetaria Europea, riflessioni che vedono la luce, oltre che sul n. 2 di Altreragioni, nel volume collettaneo L’Antieuropa delle monete (Manifestolibri, Roma, 1992). Da metà degli anni Novanta sino alla pensione ha lavorato all’Antitrust, prima con un contratto biennale e poi in modo stabile, dopo una buona parte dell’esistenza passata in condizione precarie (si direbbe oggi), anche come scelta di coniugare spirito di militanza ed etica di vita. Pur in un ambiente non facile (istituzionalizzato), ha continuato a denunciare le storture del mercato come luogo di concentrazione del potere economico, in controtendenza con l’idea neo-liberale del mercato come luogo di pari opportunità. In questo periodo, non a caso ha pubblicato Il mercato oltre le ideologie (Università Bocconi, 2006) e Le stagioni dell’antitrust. Dalla tutela della concorrenza alla tutela del consumatore (con Andrea Pezzoli) (Università Bocconi, 2010).
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