lunedì 9 settembre 2013

Michel Foucault - Mal fare, dir vero - Einaudi, Ita, Ottobre 2013


Michel Foucault

Mal fare, dir vero

Einaudi 2013




L’avventuroso ritrovamento del corso di Lovanio conferma quale sia stato il problema che ha orientata, dall’inizio alla fine, il lavoro di Michel Foucault: quello della verità, nei suoi rapporti con la soggettività. Una verità qui declinata nella forma peculiare ed esclusiva della storia dell’Occidente, quella della confessione. Il cuore di queste lezioni, infatti, è costituito dalla ricostruzione del dispositivo che va dalle pratiche penitenziali nel cristianesimo primitivo alle procedure di veridizione di sé e sottomissione nel monachesimo cenobitico. E’ lì, secondo Foucault, che è stato allestito un nuovo tipo di soggettività, ormai indissolubilmente legato all’obbligo di verbalizzazione della colpa commessa e al dovere di esplorazione degli arcana conscientiae, nucleo dell’inquadramento cristiano dell’esistenza individuale. Attraverso la progressiva generalizzazione ed estensione di un’ermeneutica che si mette a ricercare nel “foro interiore della coscienza” e nelle spire della concupiscenza la verità segreta dell’anima, Foucault diagnostica la nascita di una forma di governo degli individui destinata ad investire la vita nella sua totalità, fino alle tecniche giudiziare dell’età contemporanea e alle procedure di medicalizzazione dell’esistenza, origine di tutte le psicologie che pretenderanno, di lì in avanti, di decifrare i misteri dell’anima, facendoci credere che solo così potremo accedere alla libertà e alla verità. E’ forse proprio per rimettere in discussione tutto questo che Foucault si spingerà a formulare il solo imperativo e la sola prescrizione che abbia mai enunciato: “Non confessiamo mai!”.



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