Dall’abbondanza rossa al «sylos» rosso: proposta per un nuovo bilanciamento di poteri (Parte XXI)
Recensione del libro "Gli algoritmi del capitale" (curato da Matteo Pasquinelli)
Tratto da «Moneta, rivoluzione e filosofia dell'avvenire» (Rizosfera/Obsolete Capitalism Free Press, 2016)
Siamo al termine dell'analisi della brillante antologia 'Gli algoritmi del capitale' che riteniamo il testo più avanzato, in Italia, sulle tematiche fin qui trattate. Al suo interno abbiamo trovato riflessioni necessarie e importanti, iper-attuali, a volte coniugate con «passaggi» vecchissimi - ci scusino gli autori per la franchezza. A volte il nuovo si fa strada anche con queste modalità: l’accelerazione - o la «linea di fuga» per parlare come Deleuze - si zavorra con l’arcaico o il neo-primitivo e, forse, sarebbe «alieno» trovare il «novissimo» già impacchettato e pronto per l’uso. Il canone cancrizzante a volte ritorna e non sempre si presenta con le forme già conosciute… Rimangono da effettuare alcune segnalazioni di singoli saggi presenti nel libro. La prima va a 'piattaforme per una abbondanza rossa' di un autore, Nick Dyer-Witheford, che stimiamo da tempo e del quale segnaliamo anche la recente uscita 'Cyber-proletariat' (Pluto Press, 2015). In 'piattaforme per una abbondanza rossa' l'autore indaga il celebre esperimento cileno 'Cybersyn', occorso ai tempi di Salvador Allende e concepito come ottimizzatore cibernetico della pianificazione socialista, incrociandolo, con la consueta maestria, alla fantascienza di Francis Spufford in 'Red Plenty'. Il tema principale del saggio potrebbe essere 'calcolo e comunismo': abilmente Dyer-Witheford intreccia la cibernetica sovietica, il Marx dei Grundisse, la catallassi dell'economista liberale Frederick Hayek e i teorici della pianificazione economica computerizzata, in una cavalcata suggestiva e godibile che stimola sia la lettura politica che la riflessione filosofica. Il secondo saggio da segnalare è della tedesca Mercedes Bunz, 'algoritmi della conoscenza e trasformazione del lavoro'. Si tratta di un testo meno collegato al pensiero post-operaista e più interno al mondo dell'automazione della conoscenza nelle fabbriche del sapere. Oggi, ci spiega Mercedes Bunz, le università occidentali si sono strutturate come 'industrie del sapere' in cui gli esperti - o la nuova classe di istruiti - sta perdendo il proprio privilegio di 'expertize' a favore di una conoscenza abbondante e ben distribuita nel sociale. Il sovraccarico di informazioni, Internet e le nuove macchine soffici, la conoscenza digitalizzata, gli algoritmi e le app, mettono il ruolo dell'esperto - e dunque dell'intellettuale e dello specialista accademico-scientifico - sotto attacco, esternalizzandone de facto le competenze specifiche. La Bunz propone nel suo saggio un cambio radicale di approccio alla tecnologia grazie all'alleanza tra intelligenza algoritmica e umanesimo operativo ispirato dalla filosofia di Simondon, autore che si sta imponendo sempre più come centrale in questo tipo di analisi. Ultima segnalazione infine per Tiziana Terranova, filosofa italiana di ultima generazione, abile indagatrice del mondo digitale e delle sue pratiche più eterodosse fin dai primi anni Novanta. Il suo saggio 'Red Stack Attack' è, fin dal titolo, una sorta di risposta propositiva e combattiva al celebre saggio di Benjamin Bratton 'The Black Stack' (e-Flux, 2014) in cui il teorico americano indaga lo status normativo delle megastrutture 'inaspettate' del contemporaneo sistema globale di calcolo. Terranova, infatti, propone il proprio saggio come il risultato di un sapere sociale costruito nella Rete e dalla Rete, il cui fulcro di analisi è la relazione esistente tra capitale e algoritmo. Dunque l'algoritmo dal punto di vista politico, economico e finanziario: si parla di Bitcoin e di altre monete digitali, delle interfacce tra individuo-magazzino dati-nuvola, dell'algoritmo come 'capitale fisso', dell'assorbimento delle eccedenze di ricchezza ed energia nel ciclo produttivo del capitale. Rispetto ad altri pensatori dell'area post-operaista, la Terranova mostra e organizza un sapere più pronunciato del mondo digitale e delle culture network, che le permette di uscire da un evidente manierismo espositivo e intellettuale, caro ad altri autori di area, e che rende il suo testo il più avanzato nelle riflessioni in corso tra potenzialità e criticità della ragion algoritmica.
Nessun commento:
Posta un commento