domenica 15 gennaio 2012

Sulla crisi @ UniNomade. Dialogo/Intervista a Christian Marazzi e Andrea Fumagalli


Cinque domande sulla crisi a cura di SANDRO MEZZADRA e TONI NEGRI

L’approfondimento della crisi, con le sue devastanti conseguenze sociali, continua a spiazzare consolidati paradigmi interpretativi. Ne risultano non soltanto la bancarotta della scienza economica mainstream, ma anche inedite sfide per quanti hanno continuato in questi anni a praticare in forme originali la critica dell’economia politica. In questione, sempre più chiaramente, ci sembra essere proprio il rapporto tra le categorie economiche e le categorie politiche. Per aprire la discussione all’interno del sito di UniNomade abbiamo rivolto cinque domande ad Andrea Fumagalli, Christian Marazzi e Carlo Vercellone. Presentiamo di seguito le risposte di Andrea e di Christian, in forma di dialogo. Carlo ha svolto alcune riflessioni sull’insieme dei temi da noi proposti: le si possono leggere in conclusione...

Pensate che davvero i mercati non abbiano una leadership latente, qualcuno che suggerisca le operazioni da fare? Questo fuori da ogni teoria del complotto, ma semplicemente dentro l’analisi di ogni meccanismo di decisione, che prevede momenti di unificazione cosciente e non semplicemente condensazioni di spontaneità. 
Christian Marazzi: la “leadership latente” c’è, eccome. Come ben sintetizzato da Andrea Fumagalli e da Carlo Vercellone, la leadership dei mercati si invera nella concentrazione fenomenale del capitale industrial-finanziario venutasi a creare nel corso degli ultimi anni sulla falsariga dello stop-and-go della finanziarizzazione. Banche di investimento, imprese multinazionali, hedge funds, fondi istituzionali e fondi pensione ne rappresentano il cuore: sono loro che “fanno il mercato”, che orientano le fasi speculative “normalizzando” quelle che Keynes chiamava le “convenzioni”, come la convenzione latino-americana, quella internettiana, quella dei subprime e, poi, dei debiti sovrani. L’attacco all’euro è stato deciso nel febbraio del 2010 a New York da un gruppo di fondi speculativi, tanto per fare un esempio recente. Luciano Gallino, nel suo Finanzcapitalismo, ha addirittura quantificato “gli uomini che contano” nel mondo, se non erro in 10 milioni. Dal punto di vista della piramide del potere, sono le lobby che contano, perché esse, oltre che ai livelli alti del G 20, del FMI, della UE e della BCE, agiscono dall’interno degli Stati-nazione, articolando su scala locale quelle che sono le linee guida del capitalismo finanziario. La cosa che a me sembra più importante, comunque, è la seguente: la “leadership latente” c’è, ma non sempre. Il potere finanziario, certamente, crea il “mood del mercato”, definisce per così dire l’andamento normale delle fase di accumulazione, quella fase centrale della curva di Gauss durante la quale gli investitori si muovono mimeticamente, in gregge, secondo il principio (appunto) delle convenzioni storicamente determinate. Ma nelle fasi di panico, nella coda della curva gaussiana, quando appaiono i cigni neri di Thaleb, la leadership entra decisamente in crisi, viene stravolta dall’imprevisto e dall’imprevedibile. I cigni neri non sono necessariamente le crisi finanziarie, quelle implicite e cicliche della teoria dell’instabilità finanziaria di Minski. Sono, piuttosto, quegli eventi sociali e politici che sfuggono a qualsiasi modellizzazione politico-finanziaria. Quando si instaura il panico, anche la leadership è spiazzata. Un aspetto sul quale, almeno per me, non c’è ancora sufficiente chiarezza teorica è l’origine delle convenzioni. Ad esempio, io non credo alla spontaneità nella formazione delle convenzioni dei teorici della “finanza autoreferenziale”, in particolare di André Orléan, che è tra coloro che meglio ci hanno spiegato il funzionamento dei mercati finanziari. Credo che le convenzioni siano determinate scientemente, tenendo conto di tutta una serie di fattori strategici (oltre, ovviamente, alle opportunità di profitto), fra i quali gli squilibri macro-economici e geo-politici, le configurazioni monetarie (le differenze, ad esempio, tra una Fed e la BCE non sono bazzecole, così come il fatto che ci siano paesi in surplus e paesi in deficit), etc.
(Segue sul sito UniNomade......)

http://uninomade.org/cinque-domande-sulla-crisi/

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