mercoledì 3 febbraio 2016

4.4. Nascita della moneta simulacro - Parte XXXIV - IV capitolo - Tratto da «Moneta, rivoluzione e filosofia dell'avvenire. Nietzsche e la politica accelerazionista in Deleuze, Foucault, Guattari, Klossowski» (Rizosfera/Obsolete Capitalism Free Press, 2016)


4.4. Nascita della moneta simulacro

Parte XXXIV - IV capitolo


Tratto da «Moneta, rivoluzione e filosofia dell'avvenire. Nietzsche e la politica accelerazionista in Deleuze, Foucault, Guattari, Klossowski» (Rizosfera/Obsolete Capitalism Free Press, 2016)

.............................................................................................


.............................................................................................


L’approccio di Lezioni sulla volontà di sapere del 1971 si allontana molto dall’interpretazione tradizionale della moneta dettata dall’economia classica, alla quale non è sfuggito né il Marx del Capitale né lo stesso Foucault di Le parole e le cose (1966). Se per gli economisti classici del XIX secolo l’utilizzo maturo e «scambista» della moneta avviene con la nascita e lo sviluppo dell’economia di mercato, per il Foucault di Le parole e le cose l’analisi delle ricchezze e la teoria della moneta non sono possibili che a partire dall’età classica, in quel lasso di tempo che l’autore individua tra il Don Chisciotte di Cervantes e la Justine di de Sade. Il Foucault del 1971 tratteggia altrimenti la moneta vista dalla prospettiva ottocentesca dell’economia politica tradizionale: “Origine mercantile, commerciale, internazionale della moneta. Interpretazione mercantilistica della moneta che la delimita dall’origine entro funzioni di rappresentazione e la espone a quel «feticismo» che consiste nel prendere il segno per la cosa stessa, attraverso una sorta di errore filosofico primario e radicale. In effetti questa interpretazione può rendere conto di alcuni usi precoci della moneta, sia in Lidia sia in Fenicia. Ma non è affatto sulla base di questo modello che la moneta è stata adottata e utilizzata in Grecia” (LVS, 149). A suffragio della propria ipotesi, Foucault prende in esame due casi antitetici di utilizzo della moneta nella Grecia del VII secolo a.c.: Corinto e Atene. Ciò che ai nostri effetti qui interessa sono le modalità con le quali le due città e i due protagonisti politici, rispettivamente Cìpselo e Solone, legano le rispettive politiche all’introduzione della moneta. In ambedue i casi, le due differenti opzioni concorreranno a provocare, anticipandole, rilevanti incidenze storiche nelle peripezie governamentali dell’Occidente. Per Corinto, e il tiranno Cìpselo, si è trattato di un’operazione politica nella quale “i ricchi sono stati costretti a un sacrificio economico [ e ] la moneta permette in primo luogo il mantenimento del potere mediante la mediazione del tiranno” (LVS, 175); per Atene, e il legislatore Solone, la scelta politica avviene con segno inverso rispetto a Corinto dato che “i ricchi sono stati costretti a un sacrificio politico, [ e ] l’eumonia permette loro di conservare i privilegi economici” (LVS, 175). Come già si può capire, Foucault indica nella modalità soloniana di gestione del nomos l’indirizzo futuro della democrazie occidentali del XIX secolo e della prima metà del XX secolo: a fronte di richieste sociali sempre più avanzate le classi più abbienti preferiscono concedere sostanziose distribuzioni di potere purché non vengano toccati i privilegi economici. Le raffinate scelte economiche corinzie, a cui corrisponde una brutale scelta tirannica, mostrano un eccellente esempio di decisioni monetarie - la gestione sistemica del nomisma - che verranno adottate per lo più nel corso del secondo ‘900 e in questo scorcio di XXI secolo. La moneta contemporanea, infatti, interviene al cuore di un’operazione istituzionale nella quale si redistribuisce ricchezza ad una minoranza abbiente senza redistribuire il potere alla maggioranza del corpo sociale, dato che la socializzazione dello stesso ha già raggiunto il confine - il limite massimo di agibilità per le oligarchie economiche - entro il quale le classi meno abbienti partecipano alle democrazie liberali. Foucault sembra suggerirci che non v’è momento storico nell’Occidente, a partire dal VII secolo greco, che non veda le nostre società dibattersi tra i due poli di distribuzione, economica e politica, con la moneta che funge da membrana funzionale e manovrabile tra le due polarità. Ma ritorniamo alle città stato greche: qui la moneta diventa moneta simulacro e, allo stesso tempo, moneta-metron, cioè moneta misura. Con essa, i corinzi inventano la moneta come “strumento di un potere che si sta trasferendo (conservandosi) e che assicura, attraverso un gioco di regolazioni nuove, il mantenimento di un dominio di classe. In questo momento la moneta non è più un simbolo che produce effetti ma non è ancora un segno rappresentativo. Bisogna comprenderla come una serie irrigidita di sostituzioni sovrapposte” (LVS, 155). Foucault, infatti vede la moneta corinzia come una serie di sostituzioni: religiose, economiche, politiche, sociali. Il gioco delle sostituzioni e delle sovrapposizioni tra moneta e realtà effettuale crea la fissazione e non la rappresentazione: “mentre il segno rappresenta, il simulacro sostituisce una sostituzione con un’altra. E’ la sua realtà di simulacro che ha permesso alla moneta di restare a lungo non solo uno strumento economico, ma qualcosa che viene dal potere e vi ritorna, attraverso una sorta di carica e di forza interna; un oggetto religiosamente protetto che sarebbe empio e sacrilego adulterare” (LVS, 156). Ma, ancora più profondamente, Foucault asserisce che la moneta “è come simulacro che essa è segno: il suo funzionamento come segno in un’economia di mercato è un episodio nella sua storia reale di simulacro” (LVS, 156). Per la moneta è primario, dunque, il suo essere simulacro regolatore prima di inscriversi nella storia come segno e poi come feticcio. Anzi il segno è solo un momento all’interno della durata della moneta-simulacro: è su questo sottile crinale di strategia, potere e sostituzione che interviene la «moneta vivente» di Klossowski, descrizione enigmatica di quel triangolo che ci domina da millenni: desiderio, valore e simulacro (Foucault, lettera personale inviata a Klossowski, autunno 1970).

Nessun commento:

Posta un commento