lunedì 8 febbraio 2016

4.8. Moto incessante e rottura d’equilibrio - Parte XXXVIII - Tratto da «Moneta, rivoluzione e filosofia dell'avvenire. Nietzsche e la politica accelerazionista in Deleuze, Foucault, Guattari, Klossowski» (Rizosfera/Obsolete Capitalism Free Press, 2016)


Moto incessante e rottura d’equilibrio
4.8. - Parte XXXVIII -

 Tratto da «Moneta, rivoluzione e filosofia dell'avvenire. Nietzsche e la politica accelerazionista in Deleuze, Foucault, Guattari, Klossowski» (Rizosfera/Obsolete Capitalism Free Press, 2016)


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Qui entra in gioco l’Eterno Ritorno nietzscheano. Per Klossowski il segno distintivo del Circolo Vizioso - così definisce l’Eterno Ritorno di Nietzsche - è il moto incessante, cioè “quella potenza [che] insegnò altresì all’individuo a volere il proprio annientamento come individuo, quando gli insegnò a trascendersi (superarsi, a oltrepassarsi) fino a rivolersi, a rivolersi solo in nome di quella insaziabile potenza. (...) Ora, l’Eterno Ritorno (come espressione del divenire senza scopo né senso) rende «impossibile» la conoscenza dei fini, mantenendola sempre a livello dei mezzi, i mezzi per conservarsi. Da ciò è determinato il principio di realtà, che per questo è sempre variabile. Ma non solo l’Eterno Ritorno non determina la realtà, bensì ne sospende il principio lasciandolo in qualche modo alla discrezione del grado più o meno sentito dalla potenza - o meglio della sua intensità” (NCV, [II], 146). L’essenza del Ritorno, o del Fantasma, è dunque la ripetizione del medesimo Ineguale, ovvero la reiterazione della differenza casuale, l’energetica del fortuito. Non ritornano che simulacri, la cui irrevocabilità determina la serie delle disindividuazioni. La potenza trasformativa e incessante della singolarità schizo-nomade che accetta la dottrina dell’Eterno Ritorno è certamente antitetica alla gregarietà derivante dal Ritorno Assiomatizzato del Capitale e dal Ritorno all’Identico dell’individuo assoggettato; infatti la dottrina del Circolo Vizioso dell’asse Nietzsche-Klossowski prevede il «ritorno della potenza» che altro non è che il «susseguirsi di rotture di equilibri» e quindi, in ultima analisi, la destituzione del soggetto identitario. Deleuze e Guattari, infatti, colgono pienamente questa differenza tra i limiti relativi, sempre ricostituiti, del processo capitalista e i limiti assoluti del processo schizofrenico rivoluzionario. Il processo schizo-rivoluzionario dialoga con il Caos, cerca la dimensione creativa per interagire con le forze caotiche, modificando l’esistente; il processo capitalista si arresta alla linea del Caos, non rimuove la linea, il muro che lo separa dall’esteriorità caosmotica, ma - razionalmente - capitalizza i propri passi, ritorna agli spazi vergini di recente acquisiti e li dissoda per valorizzarli con nuove assiomatiche. I limiti che si auto-assegna il capitale sono determinati dalla rete di centri d’equilibrio e di trasvalutazione monetaria che architetta e costruisce ai confini del proprio delirio. Se “la schizofrenia impregna insomma tutto il campo capitalistico da un capo all’altro” per il Capitalismo “si tratta (...) di legarne le cariche e le energie in una assiomatica mondiale che oppone sempre nuovi limiti interni alla potenza rivoluzionaria dei flussi decodificati” (AE, 279-280). Da queste parole traspare che l’argine eretto - la linea che separa dal margine caotico - è la linea del monetizzabile. L’area della creazione, della sperimentazione, del fallimento implicito nell’indagine e della ricerca fine a se stessa, non rientra per il capitalismo negli spazi irrorabili dal flusso monetario: circolano ancora troppe pulsioni energetiche che non hanno né senso né scopo: manca, infatti lo scopo principale del capitale, la redditività derivante dall’«estrazione di valore». Sia il senso che lo scopo sono determinazioni del principio di realtà a cui si rifanno sempre, in ultima istanza, le società di mercato. Scrivono infatti Deleuze e Guattari: “I flussi monetari sono realtà perfettamente schizofreniche, ma che esistono e funzionano solo nell’assiomatica mondiale immanente che scongiura e respinge questa realtà” (AE, 280). L’assiomatica livellante recupera il decodificato e reprime indirettamente la carica sovversiva sprigionata dalla forza affermativa primitiva, rinchiudendo nello spazio monetazzabile del circuito mondiale ciò che era stato appena dispensato dal codice. Il denaro controlla, attraverso i bagliori della fiamma o i fumi del bruciato, e distribuisce a un livello superiore, mondiale. Per questo motivo il denaro non diviene, ma rimane nel circuito, in cui si dispone alle velocità indigene. Qui, nella circolazione evoluta, il denaro si ripete e, come ha scritto Marx, “il valore continua a farsi valere: il movimento del capitale non ha limiti” (IC, vol. I, tomo 2, cap. IV). Proprio qui, però, si consuma la rottura, e il superamento, tra la lezione marxiana della moneta, moneta-valore, moneta-merce, moneta-feticcio, e la nuova funzione attribuita alla moneta dalla filosofia politica di Deleuze e Guattari e dal complesso della Rizosfera rivoluzionaria francese. La moneta nella sua quantità astratta illimitata è indifferente alla «natura qualificata dei flussi»; ciò vale a dire che la moneta è transqualitativa, cosí come il suo processo di distribuzione e circolazione; essa si è autonomizzata e auto-organizzata sia dai cicli brevi di scambio (denaro-merce-denaro; D-M-D) sia dalla sua natura circolante spaziale (territorio-scambio-territorio; T-S-T), ovvero la sovranità. E se “la potenza del capitalismo risiede proprio in questo: la sua assiomatica non è mai saturata, ed è sempre in grado di aggiungere un nuovo assioma agli assiomi precedenti” ciò vuole significare che è la “monetizzazione [che] colma il gorgo dell’immanenza capitalistica, introducendovi, come dice Schmitt, «una deformazione, una convulsione, un’esplosione, insomma un movimento di un’estrema violenza” (AE, 284-285). Controllo, potenza, desiderio, autonomia, auto-organizzazione, indifferenza, violenza, transqualità: ecco le nuove caratteristiche della moneta al tempo dell’Anti-Edipo, cioè dell’economia monetaria infinita e astratta, che si vanno ad aggiungere alle determinazioni classiche già messe in luce dai critici dell’economia politica. Oggi la moneta-liquidità accumulata, astratta, e digitale - ovvero la moneta dematerializzata e finanziarizzata che mantiene accumulandole le specificità degli anni ‘70 - è lo strumento principale dell’accelerazionismo capitalista. Esso si sviluppa tramite il nomadismo instancabile dei capitali alla ricerca del profitto puntuale e planetario unito all’infinito monetario quale strumento efficace anti-crisi, generato dall’aumento della massa monetaria e dalla creazione di liquidità perpetua grazie al sapiente dosaggio di transazioni verticali e orizzontali dei settori pubblici e privati da parte delle Banche Centrali mondiali, coordinate fra di loro. E’ il sistema delle Banche Centrali autonome rispetto al potere politico che determina in ultima istanza la liquidità del sistema e l’immissione di moneta nel sistema bancario tradizionale e nella circuitazione a rete dei mercati di capitali. La cruciale innovazione dei ruoli di circuiti, piattaforme, mercati, monete e Banche Centrali già in fase di espansione e consolidamento negli anni dell’analisi rizosferica, è stata attivamente registrata nel passaggio accelerazionista di La macchina capitalistica civilizzata sotto la voce «Assiomatica d’Immanenza del capitale» (AE, 269-271).

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