domenica 7 febbraio 2016

4.7. La forza pulsionale e la volontà di potenza - Parte XXXVII Tratto da «Moneta, rivoluzione e filosofia dell'avvenire. Nietzsche e la politica accelerazionista in Deleuze, Foucault, Guattari, Klossowski» (Rizosfera/Obsolete Capitalism Free Press, 2016)


La forza pulsionale e la volontà di potenza
4.7. - Parte XXXVII

Tratto da «Moneta, rivoluzione e filosofia dell'avvenire. Nietzsche e la politica accelerazionista in Deleuze, Foucault, Guattari, Klossowski» (Rizosfera/Obsolete Capitalism Free Press, 2016)

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Se per Deleuze e Guattari “è vero che lo schizo fa dell’economia politica, e che tutta la sessualità è una faccenda d’economia” (AE, 13) possiamo iniziare, allora, la sintesi finale del saggio presentando la schizofrenia delle società di mercato perché se da un lato “la civiltà si definisce per la decodificazione e la deterritorializzazione dei flussi nella produzione capitalistica”, dall’altro “le nostre società manifestano un gusto pronunciato per i codici, i codici stranieri o esotici, ma si tratta di un gusto distruttivo e mortuario” (AE, 278). Le distruzioni dei codici sarebbero dunque i risultati condivisi di ambedue le entità, del capitalismo e della rivoluzione - dato che lo spirito puro dell’insurrezione è favorevole alla distruzione del «gusto pronunciato per i codici». Meglio precisare le differenze di regime tra le due entità accelerazioniste, vista l’identità di natura, pena grandi fraintendimenti. Convochiamo, a questo proposito, il Nietzsche «guastatore» dell’autunno 1888: “Che la volontà di potenza è la forma affettiva primitiva, che tutti gli altri affetti sono soltanto sue configurazioni. Che si chiariscono molte cose se, al posto della «felicità» individuale, alla quale ogni vivente aspirerebbe, si mette la potenza: «esso aspira alla potenza, a un di più nella potenza» - il piacere è solo un sintomo del sentimento della potenza conseguita, la coscienza di una differenza -” (O, fr. 14, [121], volume VIII, tomo 3, pg. 90-91). E ancora: “Non c’è né «spirito», né ragione, né pensiero, né coscienza, né anima, né volontà, né verità: tutte finzioni che sono inservibili. Non si tratta di «soggetto e oggetto», ma di una determinata specie animale, che prospera solo con una certa relativa giustezza e soprattutto regolarità delle sue percezioni (in modo da poter capitalizzare esperienza)...” (O, fr. 14 [122], volume VIII, tomo 3, pg. 92). E, per terminare: “Non ci sono leggi: ogni potenza trae in ogni momento le sue ultime conseguenze. La calcolabilità si basa proprio sul fatto che non c’è un mezzo termine. Un quanto di potenza è definito dall’effetto che esplica e a cui resiste” (O, fr. 14 [79], vol. VIII, tomo 3, pg. 47-49). Klossowski così commenta i tre frammenti: “La volontà di potenza - bisogna tenerlo presente - come impulso primordiale è il termine che deve esprimere la forza stessa, la quale, pur essendosi perduta nella specie umana e nel fenomeno dell’animalità, cioè del «vivente», che è soltanto un caso «particolare», e quindi un «accidente» della sua essenza, non tollera di conservarsi nella specie o nell’individuo che essa agita, bensì esige, per la sua natura, che venga meno la conservazione di un livello raggiunto, perciò eccede sempre tale livello aumentando necessariamente. Così la volontà di potenza appare essenzialmente come un principio di squilibrio in rapporto a tutto ciò che, una volta raggiunto un certo grado, vorrebbe invece essere duraturo, società o individuo che sia” (NCV, [II], pg. 145).
Deleuze e Guattari utilizzano nel loro Anti-Edipo il termine «desiderio» per il nietzscheano «volontà di potenza» (CO, 95) e, dunque, per «forza affettiva primaria». Lo stesso Nietzsche si era domandato: “Equivale essa [ la volontà di potenza ] a un desiderare?”(O, fr. 14 [121], Vol. VIII, tomo 3, pg. 90-91). Il desiderio, così concepito, è l’arma che squassa, - come forza impulsionante irresistibile - sia l’individuo, sia la società, rendendo ogni individuo, attraverso un processo di trasformazione e di instabilità, un potenziale anti-conforme e ogni società un potenziale campo d’intensità rivoluzionaria selvaggia ed energetica. E’ necessario, però, dividere i due poli di «natura» entro cui oscilla il campo d’intensità proattivo, o affermativo per comprendere i pericoli insiti nel desiderio destrutturante: nel caso della società, da un lato, avremo il capitalismo decodificatore e distruttore e dall’altro lato la rivoluzione «desiderante e acefala» come momento accelerato di scarico di potenza accumulata, distruttrice e liberatoria; nel caso dell’individuo, da un lato avremo il polo paranoico e reazionario, dall’altro quello schizofrenico e rivoluzionario. Sarebbe però un grave errore confondere o identificare in toto i processi di distruzione e affrancamento del capitalismo e del paranoico, con quelli della rivoluzione e dello schizofrenico. Scrivono, infatti, Deleuze e Guattari: “Decodificare vuol dire certamente capire un codice o tradurlo, ma ancora di più distruggerlo in quanto codice, assegnargli una funzione arcaica, folkloristica o residuale (...). Sarebbe tuttavia un grave errore identificare i flussi capitalistici e i flussi schizofrenici, sotto la rubrica generale di una decodificazione dei flussi di desiderio. Certo, la loro affinità è grande: il capitalismo fa passare ovunque flussi-schize che animano le «nostre» arti e le «nostre» scienze, così come si irrigidiscono nella produzione dei «nostri» malati specifici, gli schizofrenici” (AE, 278). Come già hanno ricordato sia Srnicek e Williams, sia Pasquinelli, il capitalismo “ciò che decodifica con una mano, assiomatizzata con l’altra” (AE, 279 ; GADC, 20, punto 3). Se la funzione di assiomatizzazione alle frontiere del caos ha il segno del recupero e del controllo, nonché dello sfruttamento per massimizzare il guadagno e incassare nuovo valore dalle «nuove terre», la funzione della schizo-rivoluzione ha il segno del demolire e del superare per sganciarsi dagli spazi di contenimento dove la forza primordiale pulsionale stazionerebbe, neutralizzandosi. Per conquistare le nuove frontiere e avvistare le «nuove terre» l’energetica del desiderio non accetta la capitalizzazione, la regolarizzazione e, dunque, l’equilibrio che, solo, fonda. Per il capitale contemporaneo, l’agente anticaotico fissante e le Squadre di Recupero sono rispettivamente la moneta e le quantità astratte illimitate, mobili del denaro-rischio accumulato, la liquidità assoluta e la ripetizione infinita del credito e del debito.

( SEGUE QUI )

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