domenica 17 gennaio 2016

2.9. Il diamante grezzo e il cuore del complotto - Parte XVII - Tratto da «Moneta, rivoluzione e filosofia dell'avvenire. Nietzsche e la politica accelerazionista in Deleuze, Foucault, Guattari, Klossowski» (Rizosfera/OCFP, 2016)

Il diamante grezzo e il cuore del complotto

2.9. - Parte XVII -
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Tratto da «Moneta, rivoluzione e filosofia dell'avvenire. Nietzsche e la politica accelerazionista in Deleuze, Foucault, Guattari, Klossowski» (Rizosfera/OCFP, 2016)

Ciò che manca ancora alla comprensione definitiva del ruolo del filosofo di Röcken all’interno del passaggio accelerazionista è la citazione di Nietzsche nell’espressione «accelerare il processo». Questa citazione nietzscheana è del tutto pertinente, non solo come questione di «stile» e di «taglio» del concetto filosofico minore di «processo accelerato di produzione desiderante», ma ci è utile per definire in modo concreto il concetto maggiore di «rivoluzione acefala» che Deleuze, Guattari, e la «comunità nietzscheana rivoluzionaria» stanno elaborando proprio in questo lasso temporale, dal 1968 al 1975. “«Accelerare il processo», come diceva Nietzsche potrebbe infatti rivelarsi un’arma a doppio taglio in quanto ciò che scrive Nietzsche nel frammento I forti dell’avvenire, se letto à la lettre, non è esattamente ciò che intendono Deleuze e Guattari, almeno a una prima lettura superficiale. Per dirimere il passo e la citazione, dobbiamo infatti attivare un tipo di lettura ipertestuale a cui abbiamo fatto riferimento all’inizio del saggio perché, come ha scritto Deleuze, il “testo è soltanto un piccolo ingranaggio in una pratica extratestuale” che si tratta di prolungare e poi rendere fecondo (ID, 330). D’altra parte, Deleuze e Guattari nell’Anti-Edipo parlano esplicitamente di “uso produttivo della macchina letteraria” e di liberare nel testo «la sua potenza rivoluzionaria». Ai fini della corretta esegesi del testo di Deleuze e Guattari costituiamo un’alleanza con l’esegesi klossowskiana del frammento nietzscheano 9 [ 153 ] I forti dell’avvenire, e più in generale con il magistrale testo di Pierre Klossowski, Nietzsche e il circolo vizioso, con cui l’Anti-Edipo dialoga a distanza sul nodo cruciale della «cospirazione» nietzscheana. La cospirazione che si attiva contro la realtà gregaria, dunque contro l’economia di mercato, è presentata per la prima volta in modo essenziale da Nietzsche nel frammento dell’autunno 1887: Klossowski definisce infatti I forti dell’avvenire come il «cuore» di tale complotto (CV, [aut aut n.267-268] pg. 61). Deleuze e Guattari, comprendendone la portata esplosiva, ne trasferiscono l’intensità di cospirazione anti-capitalista proprio nel «cuore» del passaggio accelerazionista della Macchina capitalistica civilizzata, a sua volta nucleo essenziale dell’intera opera Anti-Edipo, radicalizzandone il senso e proiettandolo nella realtà del conflitto rivoluzionario in essere. Il testo di Deleuze e Guattari è infatti una risposta indiretta e attualizzata alla teoria della «casta sovrana anti-gregaria» di Nietzsche, e una risposta diretta e affermativa al quesito rivoluzionario della cospirazione anti-istituzione e anti-mercato prospettata da Klossowski. Come vedremo la posizione dei tre filosofi sarà condivisa in tutta la sua portata dirompente da Foucault stesso: ne rimane traccia nella sua Introduzione all’edizione americana dell’Anti-Edipo quando individua nell’opera l’incorporazione di nuove zone di critica, la localizzazione di nuove lotte e l’incitamento ad accelerare: L’anti-Edipo mostra, anzitutto, l’estensione della superficie coperta. Ma fa molto di più. Non si perde nel denigrare i vecchi idoli, pur giocando molto con Freud. E, soprattutto, ci incita ad andare più lontano” (IVNF, 5). Poi, alla stessa stregua, Foucault ritiene il testo klossowskiano del Nietzsche e il circolo vizioso come “il più grande libro di filosofia che abbia mai letto, alla pari dell’opera stessa di Nietzsche”. Ma perché Deleuze e Foucault reputano il testo di Klossowski su Nietzsche così prezioso e allo stesso tempo così eversivo? Cosa nasconde questo libro al suo interno, come si trattasse di un enigmatico diamante grezzo, che altri non sono riusciti a «tracciare»? Ci riferiamo, in particolare, a studiosi acuti di Nietzsche come Vattimo e Calasso, i quali hanno apprezzato il testo klossowskiano dal punto di vista estetico ed esegetico ma non dal punto di vista politico. Cosa hanno avvertito Deleuze e Foucault in Nietzsche e il circolo vizioso di Klossowski che è sfuggito, o che hanno trovato risibile, minimizzabile, Calasso e Vattimo? Stiamo parlando di intellettuali presenti nei momenti salienti della Nietzsche renaissance francese: Vattimo partecipò al seminario del ‘64 a Royaumont - Nietzsche et la philosophie comme exercice ontologique fu il suo intervento; Calasso intervenne al seminario del ‘72 a Cerisy-la-Salle con il testo Parodie de parodie, una dissertazione che seguì di poco il celebre Pensée nomade di Gilles Deleuze.



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