lunedì 11 gennaio 2016

2.3. Il sistema di dipendenza dell’economia dal desiderio - Parte XI - Tratto da «Moneta, rivoluzione e filosofia dell'avvenire. Nietzsche e la politica accelerazionista in Deleuze, Foucault, Guattari, Klossowski» (Rizosfera/OCFP, 2016)

Il sistema di dipendenza dell’economia dal desiderio


2.3. - Parte XI

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Tratto da «Moneta, rivoluzione e filosofia dell'avvenire. Nietzsche e la politica accelerazionista in Deleuze, Foucault, Guattari, Klossowski» (Rizosfera/OCFP, 2016)

Entriamo ora nel cuore del celebre passaggio del paragrafo La macchina capitalistica civilizzata. Christian Kerslake nel suo intervento Marxism and Money in Deleuze and Guattari’s Capitalism and Schizophrenia (2015) definisce il passaggio «accelerazionista» dell’Anti-Edipo come «difficile da comprendere». Il passaggio è certamente ostico, ma con una lettura ipertestuale il senso del testo è destinato a risolversi. Tutto ciò che abbiamo attribuito in precedenza come qualità dell’Anti-Edipo - il metodo nietzscheano, l’ipertestualità ante-litteram, il dualismo politico, la ripetizione come potenza e lo stile come movimento del concetto, il punto di vista privilegiato di un comunismo libertario e anti-totalizzante - raggiunge il climax perfetto in questo denso passaggio, non solo «cartografia classica» del movimento accelerazionista, ma nodo cruciale di tutta l’opera anti-edipica. Iniziamo ora a prendere in esame le inferenze derivanti dal testo deleuziano-guattariano. Come tutti hanno notato, tra testo, senso del passaggio e posizione politica degli autori non c’è coerenza logica. Il riferimento a Nietzsche, complica ulteriormente il quadro. Qualcosa sfugge, ma non si comprende bene «cosa» sfugga. Manca la corretta inferenza, in punta di principio, poiché ogni studioso e commentatore conosce in modo chiaro le posizioni politiche rivoluzionarie dei due estensori dell’Anti-Edipo. E’ del tutto plausibile che gli studiosi si domandino se non sono proprio gli stessi autori a citare in modo erroneo Nietzsche, frutto forse di una lettura poco accorta del testo nietzscheano o di una parafrasi mal riuscita. Vediamo ora di capire perché invece è proprio Nietzsche il convitato di pietra del passaggio accelerazionista e, non a torto, di tutto l’Anti-Edipo. Infatti, alle spalle della citazione di Nietzsche, c’è tutto un mondo pronto a emergere. Per meglio comprendere il ruolo di Nietzsche in questo passaggio cruciale, procediamo con una lettura del testo dettagliata, suddividendolo in parti.

1. L'integrazione del desiderio avviene infatti a livello dei flussi, e dei flussi monetari, non a livello dell'ideologia. Quale soluzione allora? Quale via rivoluzionaria? La psicanalisi è di scarso aiuto, nei suoi rapporti più intimi col danaro, essa che registra, guardandosi bene dal riconoscerlo, tutto un sistema di dipendenze economico-monetarie nel cuore del desiderio di ogni soggetto che tratta, e che costituisce per suo conto una gigantesca impresa di assorbimento di plusvalore. Ma quale via rivoluzionaria, ce n'è forse una? (AE, 272).


Se il capitale attraverso le proprie assiomatiche è immanente alla società, si chiedono i due autori, e il desiderio fluisce in tutti i pori del sociale, quale via rivoluzionaria è percorribile se i due flussi sono così integrati? Per Deleuze e Guattari infatti “l’ideologia non ha alcuna importanza: ciò che conta non è l’ideologia (...) ma l’organizzazione del poterepoiché, come vedremo più avanti, l’ideologia marxista assegna al desiderio un posto gregario all’interno della sovrastruttura, la quale è determinata a sua volta dalla struttura economica primaria; per gli autori dell’Anti-Edipo, al contrario, il desiderio è già integrato nei flussi decodificati del capitalismo, soprattutto nei flussi monetari: “il desiderio è già dentro l’economico, è il modo in cui la libido investe l’economico, ossessiona l’economico e alimenta le forme politiche di repressione” (ID, 334). Se il desiderio è primario ed è integrato nell’organizzazione del potere, quale soluzione insurrezionale si para innanzi a noi? Lo scenario claustrofobico che si presenta è dunque comprensibile: insiste già come «fondamento», fin dalla prima soglia, la possibilità che non esista neppure una via rivoluzionaria - «ce n’è forse una?». Dalla frase antecedente sappiamo che la psicanalisi non può essere d’aiuto poiché già «recuperata» dal sistema in quanto porzione dell’antiproduzione che «assorbe e realizza» la redditività nomade prodotta a vari livelli nel sistema e scivolante nei gangli distribuiti nel corpo sociale. In più, la psicanalisi si è «messa in proprio», cioè ha creato un proprio circuito di assorbimento di plusvalore costruendo un mercato dal nulla grazie al sapere prodotto dall’industria culturale e al desiderio da essa indotto. Poi, in maniera più profonda, la psicanalisi non è nemmeno in grado di riconoscere il sistema di dipendenza dell’economico dal cuore del desiderio di ogni soggetto che tratta: come ci si potrà fidare di una tal scienza? Depennata la psicanalisi di Freud, chi può raccogliere il vessillo rivoluzionario?

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