La forza «imprevedibile» delle generazioni: il «codebreaking» inizia nelle culle
2.11. - Parte XIX -
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Tratto da «Moneta, rivoluzione e filosofia dell'avvenire. Nietzsche e la politica accelerazionista in Deleuze, Foucault, Guattari, Klossowski» (Rizosfera/Obsolete Capitalism Free Press, 2016)
A questo punto potrebbe sorgere di nuovo il dubbio: ma è proprio questa «specie improduttiva e creativa» sull’asse Nietzsche-Klossowski che Deleuze e Guattari stanno proponendo come forza insurrezionale nel processo accelerato della produzione desiderante che tutto decodifica e nomadizza?
La nostra risposta è sì, attualizzando però gli inassimilabili allo scenario occidentale del tardo ‘900: lo possiamo accertare, con estrema esattezza, in un altro punto essenziale del pensiero di Deleuze, e precisamente in Pensiero Nomade che, ricordiamolo, è stato scritto solo dopo 4 mesi dall’uscita in libreria dell’Anti-Edipo (marzo e luglio 1972), per cui gli è immediatamente successivo: “Dinanzi a società come le nostre, che si decodificano e i cui codici fanno acqua da tutte le parti, Nietzsche non tenta di ricodificare. Dice invece: tutto ciò non è abbastanza, siete ancora dei bambini («il «livellamento» dell’uomo europeo è il grande processo che non si deve ostacolare: bisognerebbe accelerarlo ancora di più»). Scrivendo e pensando a modo suo, Nietzsche svolge un’opera di decodificazione: non di decodificazione relativa, volta a decifrare tutti i codici antichi, presenti e futuri, ma di decodificazione assoluta - vuole far passare qualcosa che non sia codificabile, vuole guastare tutti i codici. Non è facile guastare tutti i codici, anche sul piano della semplice scrittura e del linguaggio» (NF-PN, 312). A parte la santificazione del codebreaking, possiamo rilevare nel testo deleuziano tre fatti: 1) la citazione dal frammento accelerazionista di Nietzsche è più sostanziosa rispetto all’Anti-Edipo in quanto ne riprende in modo esaustivo e corretto la frase centrale così come tradotta da Klossowski - il «livellamento» dell’uomo europeo è il grande processo che non si deve ostacolare: bisognerebbe accelerarlo [il traduttore italiano Giametta usa il verbo affrettare] ancora di più» -; nel passaggio accelerazionista dell’Anti-Edipo il fraseggio era intercalato da un’altra citazione da Nietzsche, come abbiamo appurato nel D.13.1., ed è così posta: “Non ritirarsi dal processo, ma andare più lontano, «accelerare il processo», come diceva Nietzsche” (AE, 272); 2) in Pensiero Nomade si rende evidente la discrepanza tra il significato dell’«accelerare
il processo» tra Nietzsche e Deleuze e Guattari e questo va spiegato; 3) la frase che Deleuze utilizza per introdurre il testo nietzscheano: “[Nietzsche] Dice invece: tutto ciò non è abbastanza, siete ancora dei bambini” rende ancora più enigmatico il senso del passaggio accelerazionista dell’Anti-Edipo. Se l’utilizzo consapevole del frammento accelerazionista di Nietzsche è a questo punto acclarato da questa seconda citazione più estesa da parte di Deleuze, nondimeno il significato del passaggio di “quale via rivoluzionaria intraprendere” non ha guadagni particolari. Dei tre fatti elencati che discendono da Pensiero Nomade, il primo è del tutto evidente mentre gli ultimi due vanno spiegati. Affrontiamo la discrepanza tra accelerare il processo nella versione di Nietzsche e in quella forgiata da Deleuze e Guattari. Il Nietzsche «politico» pensa - secondo la lettura di Klossowski - che un’eventuale “società segreta, [sarà] composta da sperimentatori, sapienti e artisti (...) cioè da creatori che sapranno agire in nome della dottrina del circolo vizioso e che ne faranno la condizione sine qua non dell’esistenza universale” (CV [aut aut n. 267-268], 59). Alle spalle di questa comunità di singolarità marchiata dalla non-scambiabilità c’è però un’inarrestabile legge economica che conduce alla «gestione totale della Terra» e alla «pianificazione planetaria dell’esistenza». Nulla di tutto questo è all’orizzonte del pensiero espresso dall’Anti-Edipo: si tratta viceversa di un messaggio di «speranza attraverso il conflitto». Il secolo delle rivoluzioni si è realizzato, forse oltre ogni previsione di Nietzsche; e nonostante tutti i tradimenti che le rivoluzioni hanno subito, ritracciandole in modo fulmineo nell’alveo del livellamento economico generalizzato, nondimeno esse hanno dimostrato che proprio da lì, da quel carico enorme di accumulazione di energia/desiderio si formano quegli eventi di rottura che, soli, producono quella differenziazione che Nietzsche attribuisce alle “serre” del Circolo Vizioso, e Deleuze e Guattari all’evento rivoluzionario. Il delirio affermativo dei codebreakers nomadi che accelerano il processo di destituzione dei codici e dei territori tramite la produzione schizo-desiderante, sostituisce nell’anti-filosofia di Deleuze e Guattari la figura del cospiratore forte dell’avvenire, figlio di quel «surplus» economico-sociale che Nietzsche individua nella sua parodia della dominazione livellante della logica industriale. Riguardo l’ultimo mistero da chiarire - “tutto ciò non è abbastanza, siete ancora dei bambini” - osserviamo l’accenno marcato di Deleuze a una paternale parodistica verso l’«incanto fanciullesco velenoso» nel processo di accelerazione dei «comportamenti deliranti» dei sediziosi a venire. Dobbiamo ricorrere all’esegesi testuale di Klossowski per rendere intellegibile il senso della frase - tanto per rimarcare il potente contagio e lo stretto intreccio tra il pensiero anti-edipico e la riflessione complottista della comunità segreta degli sperimentatori. Klossowski, commentando il frammento 9 [153] I forti dell’avvenire, ritiene che un «carattere particolare» dei sediziosi improduttivi dipenda esclusivamente dalla «forza imprevedibile» delle generazioni: “la potenza di propagazione della specie già si rivolge contro lo strumento che l’ha moltiplicata: lo spirito industriale, il quale elevando la gregarietà al rango di unico supporto dell’esistenza, avrebbe dunque generato da sé i propri distruttori. Nonostante le apparenze, la nuova specie, «abbastanza forte per non aver bisogno della tirannia dell’imperativo della virtù», non regna ancora; e, a meno che non stia già preparandosi a ciò sui banchi di scuola, forse le cose più temibili che essa porterà sonnecchiano ancora nelle culle” (NCV [II], 226-27). Quale terrore e quale minaccia maggiore per i gregari di qualsiasi epoca, il pensare di allevare una «generazione-serpe» e di venir abbattuti dai propri figli per motivi a loro crudelmente oscuri! Ecco il senso del riso nietzscheano, il “riso dionisiaco”: “Capita spesso a Nietzsche di trovarsi di fronte a una cosa che ritiene disgustosa, ignobile, vomitevole. Ebbene, questo lo fa ridere, e se fosse possibile la renderebbe ancora più tale. Ancora uno sforzo, dice, non è ancora abbastanza disgustosa”. Il riso dionisiaco si accoppia qui con l’astoricità della previsione minacciosa. Ecco il senso della frase deleuziana, che muove dall’impersonale nietzscheano, la sua «controfilosofia» che enuncia le enigmatiche macchine da guerra periferiche (NF-PN, 321): “le bestie bionde che sopraggiungono come un destino, senza un motivo, una ragione” si accoppiano con “la nuova specie di distruttori che sonnecchia nelle culle”. Qui Deleuze ha buon gioco nell’affermare: “In tal senso, forse, Nietzsche proclama di dare avvio a una politica nuova - che Klossowski interpreta come un complotto ai danni della sua stessa classe -” (NF-PN, 321).
picblog: immagine tratta dalle esequie pubbliche parigine del 4 marzo 1972 di Pierre Overney
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