domenica 10 gennaio 2016

2.2. Il crepuscolo del Nietzsche impolitico - Parte X - Tratto da «Moneta, rivoluzione e filosofia dell'avvenire. Nietzsche e la politica accelerazionista in Deleuze, Foucault, Guattari, Klossowski» (Rizosfera/Obsolete Capitalism Free Press, 2016)

Il crepuscolo del Nietzsche impolitico


2.2. - Parte X

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Tratto da «Moneta, rivoluzione e filosofia dell'avvenire. Nietzsche e la politica accelerazionista in Deleuze, Foucault, Guattari, Klossowski» (Rizosfera/Obsolete Capitalism Free Press, 2016)

Com’è noto, Deleuze ha pubblicato due monografie su Nietzsche: la prima, nel 1962, intitolata Nietzsche e la filosofia, la seconda, nel 1965, dal semplice titolo Nietzsche. La prima opera su Nietzsche (1962) inaugura il decennio d’oro del «ritorno a Nietzsche», culminato appunto con l’Anti-Edipo (1972) e il convegno di Cerisy-la-Salle del luglio 1972 «Nietzsche aujourd’hui?». In Nietzsche e la filosofia, l’opera più sistematica messa in cantiere da Deleuze riguardante la filosofia di Nietzsche, il filosofo parigino adotta la prospettiva dell’ultima fase del pensiero di Nietzsche, dalla rivelazione dell’«eterno ritorno» fino all’abisso della follia; ma già nel 1962 diviene decisiva nel «corpo centrale» del libro l’analisi del testo «incriminato», La volontà di potenza, e dei testi suoi coevi, Al di là del bene e del male e Genealogia della morale: si tratta dei capitoli II, III e IV intitolati rispettivamente Attivo e reattivo, La critica e Dal risentimento alla cattiva coscienza. Nel libro del 1962 non appare però nessun riferimento al celebre frammento accelerazionista di Nietzsche, nonostante la ricchezza d’analisi incentrata su La volontà di potenza, testo nel quale appare con il n. 898, numerazione attribuita proditoriamente dalla sorella di Nietzsche e Peter Gast. Deleuze utilizza per la propria monografia del 1962 l’edizione di La Volonté de Puissance edita nel 1947-1948 da Gallimard in quattro volumi e curata da Geneviève Bianquis. Dalle note del curatore dell’edizione italiana (NF, IX-X), Fabio Polidori, si evince che “si tratta di un’opera in cui i testi postumi di Nietzsche sono stati raccolti tematicamente e ordinati in quattro libri sulla base del volume curato da Friedrich Würzbach, Das Vermächtnis Friedrich Nietzsches (Salzburg-Leipzig, 1940). La Volonté de Puissance citata da Deleuze ripropone quindi un ordine completamente diverso, oltre che una maggiore quantità di testi, rispetto alla seconda e più completa edizione del famoso Der Wille zur Macht apparso nel 1906 a cura della sorella di Nietzsche, Elisabeth” (NF, IX-X). Nel testo del 1965, Nietzsche, nonostante la pletora di testi provenienti dal periodo post-Zarathustra, Deleuze non tematizza di nuovo né «accelerazioni», né forze del futuro, nonostante il frammento accelerazionista del 1887, «I forti dell’avvenire», fosse già presente nell’antologia di Würzbach. Il «tema accelerazionista» presente nell’Anti-Edipo rimane dunque assente, come fosse un corpo non rintracciabile dalle onde radar dei testi deleuziani ante 1972; tale irrintracciabilità permane anche nei testi, o parti d’opera, che riguardano l’asse Deleuze-Klossowski-Nietzsche, in particolare Differenza e ripetizione del 1968 e Logica del senso del 1969. Il frammento accelerazionista diventa però centrale nell’analisi di Pierre Klossowski del 1969, nel suo Nietzsche e il circolo vizioso, testo fondamentale della «Nietzsche Renaissance», dedicato in esergo a Gilles Deleuze e che fonda un risolutivo asse Deleuze-Klossowski sull’occupazione sediziosa del campo d’esteriorità Nietzsche. Dobbiamo soffermarci sul testo klossowskiano perché è qui che nasce il motivo della mancata citazione del frammento nelle note dell’Anti-Edipo. Gilles Deleuze, nell’intervista concessa a Jean-Noël Vuarnet nel febbraio del 1968, afferma che il proprio ruolo nell’edizione francese delle Opere complete di Nietzsche è “molto piccolo”. Prosegue dichiarando che “l’interesse di questa edizione consiste nel pubblicare in ordine cronologico la massa dei frammenti postumi, molti dei quali sono inediti, suddividendoli secondo i libri che Nietzsche stesso ha pubblicato. Così La gaia scienza, tradotta da Klossowski, comprende i frammenti postumi del 1881-1882. Gli autori di questa edizione sono, da una parte Colli e Montinari, che hanno stabilito i testi, e dall’altra i traduttori (lo stile e le tecniche di Nietzsche pongono infatti grossi problemi di traduzione). Il nostro ruolo [riferendosi al secondo «responsabile» dell’edizione, Foucault] è stato solo di mettere insieme queste due parti” (ID, 167).
Il primo volume delle Opere di Nietzsche, pubblicato nel 1967, è dunque tradotto da Pierre Klossowski. Deleuze e Foucault assegnano a Klossowski «traduttore» un altro volume delle Opere complete di Nietzsche, i Fragments posthumes - Autumn 1887 - mars 1888. Tale volume uscirà solo nel 1976, quattro anni più tardi rispetto all’Anti-Edipo. Eppure il frammento «accelerazionista» I forti dell’avvenire è presente già nel testo del 1969, Nietzsche e il circolo vizioso, cosi come nel testo del 1976, i Fragments posthumes. La soluzione è molto semplice: dato che Klossowski era il traduttore francese del testo comparso nell’edizione italiana del 1971, Frammenti postumi 1887-1888, Colli e Montinari fornirono a Klossowski i materiali grezzi, ancor prima della progressiva numerazione che contraddistinse le edizioni da loro curate; per cui Klossowski già dal 1967/1968 era in possesso del materiale postumo di Nietzsche a lui assegnato. Da questo materiale grezzo ricavò i testi che compongono il suo Nietzsche e il circolo vizioso, rifiutandosi in tal modo di utilizzare i materiali postumi nietzscheani appartenenti a edizioni precedenti, con numerazioni fuorvianti e indicazioni superate dagli eventi. Troviamo traccia di quanto affermiamo nella nuova edizione Adelphi (2013) dell’opera di Klossowski: “Nietzsche et le cercle vicieux, apparso nel 1969, non forniva indicazioni sulla datazione e sulla collocazione delle citazioni nietzscheane (per lo più dai frammenti postumi). Klossowski, in qualità di collaboratore dell’edizione francese delle Œuvres philosophiques complètes di Nietzsche (Gallimard, Paris, 1967-) aveva potuto disporre, in parte, del testo dei frammenti stabilito da Giorgio Colli e Mazzino Montinari” (NCV [ II ], 353). Come abbiamo dimostrato nel saggio precedente, Deleuze e Guattari hanno utilizzato la frase «accelerare il processo», e tratto il senso del passo finale che qui indaghiamo, dal frammento 9 [153] di Nietzsche, desumendolo correttamente dal libro di Klossowski. Trattandosi di una citazione da un testo nietzscheano privo di indicazioni sulla datazione e sulla collocazione, i due autori hanno preferito lasciare senza indicazioni il passo, non potendo sapere quale numerazione il frammento avrebbe avuto e in quale preciso volume delle edizioni Gallimard sarebbe apparso. Teniamo presente il fatto che Deleuze stesso era coinvolto in prima persona, in quanto collaboratore iniziale dell’edizione francese di Gallimard delle Opere complete di Nietzsche e, nello specifico, responsabile con Maurice de Gandillac del volume dei frammenti postumi 1887-1888 (Gallimard, 1976); sarebbe stato controproducente per lui indicare edizioni e numerazioni arbitrarie.

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