Il complotto e la comunità inafferrabile degli uomini del superfluo
2.10. - Parte XVIII
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Tratto da «Moneta, rivoluzione e filosofia dell'avvenire. Nietzsche e la politica accelerazionista in Deleuze, Foucault, Guattari, Klossowski» (Rizosfera/Obsolete Capitalism)
E’ probabile che Klossowski abbia atteso almeno trent’anni il momento in cui poter leggere e confrontare in modo esaustivo tutti i testi del periodo postumo, il Nachlass, e trovare finalmente conferma di quanto paventato da lui e Bataille fin dalla seconda metà degli ‘30 del Novecento; cioè che il Nietzsche post-Zarathustra stesse iniziando ad elaborare una propria teoria «cospirativa», in qualche misura insurrezionale rispetto al governo economico della società, e che tale «complotto» fosse collegabile, sempre oscuramente, al circolo vizioso dell’eterno ritorno (SF, 26). E’ noto che i concetti dell’ultimo Nietzsche non hanno avuto un’elaborazione definitiva, né sistematica, e questo vale per l’eterno ritorno, la volontà di potenza, il complotto dei forti dell’avvenire e l’oltreuomo. Proprio per questo motivo l’edizione critica di Colli e Montinari ha permesso a Klossowski di coronare un sogno: poter finalmente studiare in profondità i frammenti del periodo 1887-1888, cioè i testi che ruotano intorno al circulus vitiosus deus, da Al di là del bene e del male fino ai «biglietti della follia». La duplice alleanza di Klossowski, da una parte gli italiani Colli e Montinari, dall’altra i francesi Deleuze e Foucault, cementata già a partire dal convegno di Royaumont del luglio ‘64, gli permette di portare a maturazione una serie di analisi sui temi forti nietzscheani iniziate già nel 1936-37 e approdate poi agli anni ‘60. Il punto d’arrivo definitivo del suo impegno di studi sarà Nietzsche e il circolo vizioso, pubblicato nel 1969, con l’importante reprise dell’intervento al convegno di Cerisy-la-Salle del luglio 1972 intitolato Circulus vitiosus, che può essere considerato il punto più alto del suo commento riguardo la «comunità occulta e inafferrabile dei creatori». Circulus Vitiosus è il momento ideale e simbolico di «passaggio del testimone» dalla generazione di filosofi nietzscheani degli anni ‘30, ai nuovi anti-filosofi formatisi negli anni ‘50 e ‘60, in «libera uscita» dalle schematicità marxiste e strutturaliste: sarà la generazione di Foucault, Deleuze, Lyotard, Derrida. Il commento di Klossowski sul Nietzsche del 1887 è tanto più «inequivocabile» quanto più analizza i frammenti «equivocati» dai nazisti negli anni ‘30, ovvero il grappolo dei tre testi postumi, tra cui I forti dell’avvenire, che formano il nucleo possente dell’esegesi presentata in Nietzsche e il circolo vizioso (NCV [ II ], 217-21). Infatti, se non leggiamo il testo nietzscheano con l’ottica parodiante che gli è propria e che informa tutti i testi nietzscheani riferenti alla «grande politica», il frammento letto à la lettre risulta quantomeno sinistro e si presta a grandi equivoci; o come afferma Klossowski, si tratta di “superare la strana sensazione che suscitano inizialmente alcune affermazioni di Nietzsche” (CV, aut-aut n. 267-268, 59). Nel frammento dell’autunno del 1887, I forti dell’avvenire, Nietzsche afferma che il processo di livellamento dell’uomo europeo, un po’ per caso, un po’ per «necessità» - da questa pseudo-necessità del tutto illogica Klossowski ne deduce il carattere parodistico del frammento - produrrà un nuovo tipo di «uomini superflui», i forti dell’avvenire, grazie a una sorta di selezione, sperimentabile da una «ricchezza di forze», il cui scopo non sarà il bene della società, bensì il bene del futuro. Klossowski chiarisce che il pensiero e “il metodo adatto alla creazione di «piante rare e singolari» (una «razza» con «una sfera di vita a sé», svincolata da qualsiasi imperativo di virtù) consista nel mettere a parte, nell’isolare un gruppo umano: questo carattere sperimentale del progetto - irrealizzabile - se non si identificasse con l’intenzione stessa di un complotto - dato che nessuna «pianificazione» potrebbe mai prevedere «serre» di tale genere - in qualche modo dovrebbe iscriversi e lasciarsi guidare dal processo stesso dell’economia” (NCV [II], 225). Ma l’economia di ogni società, qualora un qualsiasi gruppo di «sperimentatori» riuscisse a conquistare il potere, avrebbe come suo primo compito la distruzione di ogni «serra» contenente i germogli di piante rare e singolari, dato che il costo dell’eliminazione sarebbe sicuramente inferiore alla loro coltivazione, considerando in questa prospettiva anche i costi futuri di ogni sradicamento sistematico di eventuali comunità non assimilate ai valori di una «economia» di scala che si ripresentassero cadenzate di generazione in generazione, e il cui obiettivo politico diverrebbe, di volta in volta, il rovesciamento degli sperimentatori a capo della società. Ecco che, tramite il frammento 9 [153], si presenta per Klossowski - e per Deleuze e Foucault che convergono su questa lettura - una grande opportunità etica: “la sfida anticipata a qualunque morale industriale le cui leggi di produzione danno una cattiva coscienza a chiunque viva nel non-scambiabile”, mentre queste stesse leggi industriali “non tollerano a loro volta nessuna cultura, nessuna sfera di vita che non sia integrata o aggiogata in qualche modo alla produzione generale” (NCV, 226). Ed ecco il cuore del «complotto anti-sistema» che Klossowski attribuisce al Nietzsche «accelerazionista» dei forti dell’avvenire: “A tale impresa di intimidazione degli affetti, che Nietzsche misura in tutta la sua vastità, egli contrappone come una minaccia i propri progetti di selezione, i quali devono assicurare il momento propizio per coltivare clandestinamente le piante rare, singolari, e sicuramente velenose, che stanno per sbocciare dagli affetti come una insurrezione contro qualsiasi imperativo di virtù” (NVC, 226). Si delineano così i fronti etici e morali delle forze che si contrappongono: da un lato i gregari assimilati e produttivi a cui l’«economia gestita a livello planetario» assegna il compito giornaliero di realizzare quel segmento di sovranità proprio, minuto, indispensabile all’aggregato totale della laboriosità sociale e che risiede, in modo più profondo, non solo nella quantitas e nella efficientiam, ma nella «regolarizzazione» di ogni tipo umano; dall’altro lato gli inassimilabili, i «liberi come il vento», che Klossowski dipinge come “una comunità segreta, inafferrabile, la cui azione può imperversare in qualsiasi regime. Soltanto una simile comunità sarebbe in grado di distruggere la propria azione nel momento in cui la progetta, mentre si distruggerebbe fatalmente a sua volta qualora la realtà gregaria s’impadronisse del suo segreto a titolo istituzionale” (CV [aut-aut n.267-268], 59).
picblog: due immagini del 4 marzo 1972, giorno delle esequie pubbliche del militante maoista Pierre Overney.
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