Già il primo contatto con l’immagine di Slavoj Zizek è piuttosto forte. Figura brevilinea e massiccia, barba irsuta, aureola di capelli disordinati e lunghi a incorniciare fronte e tempie, il nostro, in attesa che Giacomo Marramao concluda la sua piuttosto lunga presentazione, gli siede accanto con le maniche rimboccate a rileggere e correggere il testo base della sua lezione. In effetti, con voce didattica e impostata da allenato a lezioni in aula, Marramao la tira così per le lunghe – avrebbe voluto essere lui il relatore ufficiale? – che qualcuno tra il pubblico rumoreggia. Zizek, al suo fianco, espressione severa e penna impugnata a tirare sfreghi sui fogli, attende il turno. E, a ripagare con gli interessi l’esagerato spazio sottratto, appena avuto il microfono così letteralmente se ne esce. “Giacomo, mi hai dedicato un ritratto di profilo così elevato, che ogni tanto mi veniva l’impulso di guardarmi dietro per scoprire se non fosse per caso lì il tuo interlocutore vero. In psicoanalisi noi diciamo che l’elogio troppo sperticato di una persona equivale a un suo neanche tanto nascosto tentativo di castrazione…”. Il che, riconoscerete, è un ben fulminante e rivelatore biglietto da visita ....
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