venerdì 2 marzo 2012
Velasquez, Las Meninas
"In questo quadro di Velasquez c'è quasi, forse, la rappresentazione della rappresentazione classica e la definizione dello spazio che essa apre. Essa tenta infatti di rappresentarvisi in tutti i suoi elementi, con le sue immagini, gli sguardi ai quali si offre, i volti che rende visibili, i gesti che la fanno nascere. E però proprio lì, nella dispersione che essa raccoglie e insieme dispiega, da ogni parte viene imperiosamente indicato un vuoto essenziale: la scomparsa necessaria di ciò che la fonda - di colui al quale essa rassomiglia e di colui agli occhi del quale essa non è che rassomiglianza. Proprio questo soggetto - che è il Medesimo - è stato eliso. E infine libera da un rapporto che la incatenava, la rappresentazione può offrirsi come pura rappresentazione" (M. Foucault, "Les Suivantes", in Le Mercure de France, n° 1221-1222, juillet-août 1964, pp. 368-384. Ripubblicato in Dits et Ecrits, Gallimard, Paris 1994, tome I, texte n° 32, p. 478)
"Il rapporto del linguaggio con la pittura è un rapporto infinito. Non che la parola sia imperfetta, e, di fronte al visibile, in uno stato deficitario che invano si sforzerebbe di riafferrare. Sono semplicemente irriducibili l'uno all'altro" (ivi, p. 471)
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