W. F. Nietzsche
La genealogia della morale
Einaudi 2012
Introduzione di Pier Aldo Rovatti
La Genealogia della morale è uno degli ultimi scritti di Nietzsche. La sua
attualità è via via cresciuta nel tempo, tante sono le questioni cruciali con
cui ci provoca, a cominciare dal fatto che Nietzsche toglie ogni rassicurante
punto di appoggio a qualunque morale pretenda di valere per se stessa, fino
alla grande scena del “risentimento ascetico” in cui domina quella volontà di
nulla in cui noi, oggi, continuiamo a dibatterci.
Questo nichilismo – ecco la
sua amara e paradossale conclusione – è tutto ciò che abbiamo nelle mani: da
esso paradossalmente ricaviamo quel poco di senso che ci salva dal baratro di
un completo e insensato rifiuto della vita, del corpo e del desiderio. Dalla
morale del “prete ascetico”, risultato di un lunghissimo tragitto attraverso la
cattiva coscienza e il senso di colpa (appunto, la genealogia), dobbiamo
ripartire, e non possiamo girare pagina con una semplice impennata filosofica.
Lo hanno capito in tanti nei decenni appena trascorsi, da Benjamin a Deleuze, a
Foucault, a Sloterdijk. Si disegna qui la contraddizione del nostro presente,
le sabbie mobili in cui siamo bloccati. Chi è il sano? Chi è il malato? Chi è
il “vero” medico tra la folla dei falsi terapeuti? Nietzsche rilancia a noi la
palla avvelenata, ed è perciò che questo libro dovrebbe essere letto, anzi
“ruminato” da tutti, a cominciare dai giovani oggi così spaesati. E non c’è
bisogno di essere addetti ai lavori per leggerlo e farne uso.
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